«Una riunione molto serena - ha raccontato Gina Tiozzo - grazie anche al prefetto che ha riconosciuto l'esistenza di un problema sociale al quale va data soluzione». La Cavana, ha confermato Gina Tiozzo, ha già ordinato in America le famose "panne Boston", al prezzo di circa 300 milioni di euro, e questo atto di buona volontà dovrebbe spingere il ministero dell'Ambiente a concedere, magari con qualche prescrizione, la pesca nella Marotta.
Toccherà proprio a Gina Tiozzo, stamane, l'ingrato compito di informare i pescatori, che già credevano da lunedì di tornare a pescare, del niet della Regione e delle trattative in corso col ministero dell'Ambiente, ma la presidente della Cavana non sembra temere reazioni incontrollabili. «Il Tombolino - ha spiegato - non l'avevamo chiesto noi: volevamo la Marotta, e stiamo per ottenerla. Questa volta - ha infatti aggiunto - grazie al prefetto, ma anche alla buona volontà del presidente Zoggia, vedo una concretezza diversa, che mi fa essere fiduciosa».
Moderatamente ottimista anche Zoggia. «Non mi fido più a dire che andremo certamente in porto - ha commentato - ma la strada mi pare percorribile, Mascazzini punta molto sulle panne, e l'impegno dei caparozzolanti di Pellestrina a comprarle loro è un segnale importante di attenzione a certe problematiche ambientali. Da parte di tutti - ha aggiunto Zoggia - c'è la consapevolezza che la pesca è ormai un problema anche di ordine sociale».
Sulla vicenda è intervenuto con una nota anche il presidente del consiglio comunale di Venezia, Renato Boraso (Fi), augurandosi che il ministero dell'Ambiente consenta la pesca nella Marotta. «È evidente - ha scritto - che non si può andare avanti in questo modo, e che questi nostri cittadini, nonché responsabili di aziende e dipendenti, hanno il diritto di lavorare».
S.T.
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