domenica 28 dicembre 2008

Ancorata la gasiera che aveva rotto gli ormeggi

La nave si era arenata a breve distanza del cantiere navale De Poli in seguito alle ripetute raffiche di vento

 

È stata riancorata alla banchina la nave di 140 metri a cui il forte di vento di bora (stimato attorno ai trenta nodi, circa 57 chilometri all’ora) aveva spezzato gli ormeggi all'isola di Pellestrina.
      La bora che ha imperversato praticamente su tutta la laguna di Venezia, la notte tra il 25 e il 26 dicembre, aveva infatti un’intensità tale da aver spezzato le grosse cime di prua che la tenevano ancorata alla banchina in rimessaggio nei cantieri De Poli.
      La nave, una gasiera, era rimasta assicurata alla banchina soltanto con la poppa, spostandosi poi con la prua al centro del canale di Pellestrina.
      L'operazione di recupero è stata eseguita dalle maestranze del cantiere De Poli di Pellestrina e si è conclusa proprio ieri mattina.
      Sul posto, anche una vedetta della Capitaneria di Porto di Chioggia e un natante dei vigili del fuoco di Venezia.
      «L'incidente - si legge in un comunicato diffuso ieri dalla Capitaneria di Porto di Venezia - non aveva comunque causato alcun blocco del traffico acqueo. L'imbarcazione era stata rimessa in sicurezza l’altra sera, ma il forte vento ha divelto gli ormeggi una seconda volta. Con il miglioramento delle condizioni atmosferiche, all'una e mezza di ieri notte notte, l'operazione è finalmente riuscita».
      Quello accaduto a Pellestrina non è stato l’unico effetto provocato dal forte vento. Il porto, ad esempio, è rimasto chiuso e anche molti edifici ed alberghi hanno risentito dell’intesità del vento. Sono stati numerosi gli interventi che sono stati svolti dai Vigili del fuoco di Venezia, anche ieri pomeriggio, in diverse zone del centro storico.
      Già da ieri mattina, sempre restanto sul fronte delle condizioni meteorologiche, c’è soprattutto da registrare una sensibile diminuzione delle temperature.

Bora a 30 nodi, nave rompe gli ormeggi

Una gasiera in costruzione ai cantieri De Poli si è arenata ostruendo l’intero canale di Pellestrina

In mattinata il primo tentativo, ma la marea non ha aiutato. La manovra è stata ritentata ieri sera

 

La bora che soffiava a trenta nodi (circa 57 chilometri l’ora) ha causato molti problemi alla navigazione. Il porto, ad esempio, è stato chiuso fino al pomeriggio, mentre molti edifici ed alberi hanno risentito dell’intensità del vento. I vigili del fuoco sono usciti con tutte le squadre per l’intera giornata, ma per fortuna nessuno si è fatto male.
      Il guaio più importante è stato però causato a Pellestrina, dove la bora ha fatto rompere gli ormeggi di prua ad una nave gasiera di circa 130 in costruzione ai cantieri De Poli. Per l’effetto del vento, la nave ha girato su se stessa arenandosi nella secca di fronte al cantiere e ostruendo completamente il canale. A complicare i problemi, oltre al vento, ci si è messa anche la marea, che a metà pomeriggio ha fatto segnare - 50 centimetri, contribuendo a mantenere la nave incagliata.
      Un primo, infruttuoso, tentativo si è svolto nella mattinata con un paio di rimorchiatori dell’azienda impegnati a muovere la nave assieme ai mezzi di capitaneria di porto e vigili del fuoco di stanza al porto. La manovra era quasi riuscita e la nave quasi affiancata alla banchina, ma poi il vento ha avuto la meglio riportando lo scafo, non ancora verniciato, nella posizione originaria.
      Inutile il ricorso ai più potenti rimorchiatori della Panfido, che per motivi di pescaggio non sarebbero potuti entrare nel canale di Pellestrina e operare agevolmente.
      In serata il vento è calato a 20 nodi, portando a condizioni migliori per operare il recupero. La nave, per le sue dimensioni, è come una gigantesca vela e senza la possibilità di manovrare in acque così anguste è quasi impossibile tenerla sotto controllo con piccole unità.
      Alla De Poli hanno fatto sapere che la famiglia è stata impegnata in prima persona nell’attività di recupero. Il patron Davino De Poli ha chiamato a sè figli e nipoti, che sono intervenuti anche con le proprie barche aiutando i 30 operai che non sono stati messi in cassa integrazione.
      In serata, con la marea crescente (alle 21 l’acqua è tornata sul medio mare e la massima si è verificata alle 23.25 con + 50 centimetri), è stato effettuato un nuovo intervento, sempre sotto lo stretto controllo della capitaneria di porto.
      Michele Fullin

mercoledì 24 dicembre 2008

«Presto la tredicesima ai lavoratori»

 

Intanto ieri di prima mattina il sindaco Massimo Cacciari, il presidente della Provincia, Davide Zoggia e l’imprenditore Davino De Poli, accompagnato dall’amministratore delegato Claudio Galiazzo si sono incontrati a Ca’ Farsetti per un primo approccio alla crisi dell’azienda di Pellestrina. L’incontro segue quello dell’altro ieri quando le maestranze del cantiere navale, accompagnate dai sindacati di categoria dei metalmeccanici si sono incontri con il sindaco Cacciari e gli assessori competenti di Comune e Provincia. «É stata una riunione nella quale abbiamo voluto conoscere lo stato di salute dell’azienda nel tentativo di trovare uno sbocco positivo della vertenza - sottolinea il presidente Zoggia - In primo luogo Ca’ Farsetti e Ca’ Corner si sono impegnati ad intervenire nei confronti delle banche affinchè sia possibile pagare da subito la tredicesima mensilità ai lavoratori». Enti locali e l’azienda De Poli hanno deciso di incontrarsi nei prossimi giorni per fare nuovamente il punto della situazione. Positivo il giudizio da parte dei vertici dei Cantieri che hanno giudicato l’incontro - riferiscono fonti aziendali - particolarmente sereno e costruttivo. Nella riunione l’azienda ha fatto sapere di non avere alcuna intenzione di allontanarsi dall’attività imprenditoriale.

«Operai di Pellestrina nei cantieri del Mose»

La proposta è del presidente della Municipalità Giovanni Gusso che in questo modo vuole cercare di ridurre la crisi occupazionale

 

«Ho chiesto al Consorzio Venezia Nuova di valutare la possibilità di utilizzare anche delle maestranze di Pellestrina per i cantieri del Mose. Nell’isola, infatti, c’è una crisi occupazionale: dai problemi al cantiere De Poli alle difficoltà che sta attraversando il settore della pesca, e questo potrebbe essere un primo passo per affrontarla».
      Il presidente della municipalità del Lido e Pellestrina, Giovanni Gusso, lancia questa proposta. «Ovviamente – precisa Gusso – è una proposta da approfondire che poi andrebbe valutata ed approvata da diversi soggetti tra cui i sindacati e gli stessi lavoratori. Siamo ancora in una fase iniziale di studio, il Consorzio però ha risposto con molta disponibilità e si è aperto un confronto. C’è la nostra preoccupazione per i lavoratori che hanno perso il posto di lavoro e la vicinanza della municipalità. Ci auguriamo che quella dei cantieri De Poli, possa essere una crisi solo passeggera e che l’attività riprenda al più presto, restituendo all’isola quello che era anche un senso di magia, la nave che veniva costruita con laboriosità ed una lunghezza che copriva spesso quasi l’intera larghezza dell’isola».
      Il tradizionale scambio di auguri natalizi, con il bilancio di fine anno 2008 per la municipalità, quest’anno ha avuto, da parte del presidente, numerosi riferimenti alla realtà di Pellestrina. Il primo pensiero di Gusso va ai lavoratori della De Poli rimasti senza lavoro, ma poi anche agli aspetti positivi che quest’anno hanno contrassegnato la storia di Pellestrina.
      «La crisi occupazionale è l’ombra maggiore su questo 2008, ma poi ci sono state anche tappe significative, come il passaggio di competenze nella gestione della spiaggia ora ha disposizione del Comune. L’acqua alta eccezionale del 1 dicembre scorso ha confermato l’importanza di alcuni lavori che sono stati fatti e che hanno consentito sia a Pellestrina che Malamocco di rimanere all’asciutto mentre l’intera città era sommersa dall’acqua alta. Nel 2009 si proseguirà su questa strada e siamo riusciti a far inserire, nei lavori di Insula, alcuni pezzi importanti di riqualificazione urbana. Mi ha colpito, infine, la straordinaria partecipazione della comunità di Pellestrina, manifestata in occasione del ritorno della statua della Vergine nel suo santuario, al termine del completamento dei lavori».
      Per quanto riguarda il Lido, invece, secondo le parole di Gusso, il suo destino positivo di rilancio è già tracciato. «Il 2008 è stato l’anno dei grandi lavori ormai avviati – riprende il presidente della municipalità – dal Palazzo del cinema nuovo, alla porta d’acqua di Santa Maria Elisabetta, senza tralasciare l’avvio della riconversione dei padiglioni vuoti dell’ex ospedale al mare, fino all’inserimento della valorizzazione di tutta la zona nord del Lido. L’utilizzo, per esempio, di questo nuovo sistema di palazzi, non solo per la Biennale ma anche per i congressi, creerà le basi per il futuro dell’isola, e mi sembra impossibile che, di fronte ad una sfida del genere, che comporterà nuovi indotti, posti di lavoro e un fermento dinamico e positivo, non sempre si abbia questa consapevolezza».
      Lorenzo Mayer

martedì 23 dicembre 2008

De Poli, si muovono i politici

Una delegazione di lavoratori è stata ricevuta a Ca’ Farsetti dal sindaco e dal presidente delle Provincia

Oggi Cacciari e Zoggia incontreranno la proprietà per un chiarimento sul futuro

 

(r. br.) La crisi dei cantieri navali De Poli ora fa muovere anche gli amministratori locali. Stamane il sindaco di Venezia, Massimo Cacciari, e il presidente della Provincia, Davide Zoggia, incontreranno la proprietà dei cantieri di Pellestrina. Un appuntamento che Cacciari ha concordato con lo stesso patron dell’azienda, Davino De Poli. In queste ultime settimane, in cui la crisi è scoppiata in tutta la sua gravità, la proprietà è stata più volte messa sotto accusa da lavoratori e sindacato per la sua assenza. Ed ecco l’importanza dell’appuntamento di stamane da cui potrebbero arrivare quei chiarimenti sul futuro del cantiere tanto attesi. Lo sottolinea lo stesso Zoggia. «La situazione è decisamente complicata - premette il presidente -. Quello che chiederemo ai De Poli è chiarezza. La proprietà deve dirci che cosa vuole fare di questi cantiere: se intende chiuderli o se vuole rilanciarli. Non è questo il momento di tenere le cose in sospeso».
      A ribadire la drammaticità della situazione ci hanno pensato ieri anche i lavoratori della De Poli. Le Rsu del cantiere, accompagnate dal segretario della Fiom-Cgil, Giorgio Molin, sono state ricevuta a Ca’ Farsetti dallo stesso sindaco Cacciari, dal presidente Zoggia, nonchè dai rispettivi assessori alle attività produttive, Giuseppe Bortolussi e Giuseppe Scaboro. «Abbiamo illustrato la nostra preoccupazione, anzi la nostra indignazione per quanto è accaduto ai cantieri De Poli - riferisce Molin -. Vanno chiarite le ragioni di una crisi così improvvisa, che non è legata a mancanza di lavoro: gli scafi delle navi da costruire sono ancora lì, mentre i lavoratori sono senza tredicesima né stipendio di dicembre ed è scattata la cassaintegrazione». Secondo la Fiom, la crisi generale non può essere la causa del tracollo della De Poli. «Qui c’è un problema di gestione e anche di rapporto con l’Arcoin, la società armatoriale della stessa proprietà - ribadisce Molin -. Non è normale che delle banche chiudano i rubinetti ad un cantiere che ha commesse da completare...». A questo punto, secondo il segretario della Fiom, quello che possono fare le amministrazioni locali è intervenire sulle banche perché almeno gli stipendi siano garantiti e soprattutto sulla proprietà. Proprio quello che dovrebbe avvenire oggi.

domenica 21 dicembre 2008

Un nuovo cd che sarà presentato domenica...


Sabato 20 Dicembre 2008

 

Un nuovo cd che sarà presentato domenica: e la cucina? Sempre nuova e altrettanto musicale e gradevole.

Un veneziano di Pellestrina , con un ristorante abbastanza inusuale, perché dopo aver accontentato, e come si deve, gli affezionati clienti, li prega di attendere ancora un po': e li intrattiene con le sue deliziose canzoni ispirate a Venezia e alle sue peculiarità artistiche e di costume.

Stiamo parlando di Lucio Bisutto, 56 anni, cantante per diletto, fine dicitore ed altrettanto delicato e penetrante ispiratore di piatti e pietanze che fanno a gara nel misurarsi con la soavità dolce e genuina della sua musica.Domani, domenica, dalle 15.30 alla «Perla» del Lido Bisutto esordirà, si fa per dire, con la nuova interpretazione, intitolata «Barbacheco», che in dialetto può voler dire tante cose, ma che preferisce svelarlo solo a giochi ultimati e ad applausi... spenti.

«Sono stato a Manila, a Caracas, a Parigi e in altri posti esotici, spesso invitato dagli italiani nel mondo, ma Venezia la preferisco ad ogni altra e per questo mi sono specializzato nelle interpretazioni che provo con la chitarra tra le tavole del mio Giorgione».

Si tratta del locale che guida con la sorella, a metà della popolare via Garibaldi di Castello, dove tutti lo conoscono e che, quando abbiamo chiesto dove si trovava, ci hanno guardato un po' storto.

«Unisco l'utile al dilettevole - ha pure soggiunto - e le mie composizioni hanno avuto successo e di questo ne sono molto soddisfatto».

La prima del «Barbacheco» che potrebbe anche voler significare lo zio «barba» di nome Checo, sarà presentata nell'intero programma, che comprende anche altri artisti, dal coreografo Maurice Agosti.

Titta Bianchini

La crisi del cantiere De Poli di Pellestrina si è di recente arricchita di un particolare imprevisto


Sabato 20 Dicembre 2008

La crisi del cantiere De Poli di Pellestrina si è di recente arricchita di un particolare imprevisto. I componenti dell'omonima famiglia se ne sono andati tutti: notizie non ancora confermate li danno in Olanda, dove da qualche anno pare abbiano costituito una società per la gestione del naviglio di proprietà.

Il cantiere De Poli negli anni ha associato alla produzione su commissione la realizzazione di unità mercantili di proprietà utilizzate per il noleggio a privati. La società olandese si sarebbe occupata proprio di tale prassi, ossia del noleggio dei natanti. Dall'estero, a quanto dicono i soliti ben informati, i De Polo avrebbero riversato sull'impresa di famiglia una somma consistente nell'intento, fin qui inutile, di salvare il salvabile.

Le conseguenze del blocco dell'attività si stanno facendo variamente sentire sulla manodopera. Cento i dipendenti diretti per i quali è scattata la cassa integrazione. Sono tuttavia centinaia, chi dice 300 chi 400 o anche di più, i lavoratori dell'indotto che si sono trovati disoccupati senza poter usufruire di alcun ammortizzatore sociale.

Del caso, per iniziativa del consiglieri regionali del Pd Lucio Tiozzo e Andrea Causin, si occuperà prossimamente la Terza Commissione. I due consiglieri hanno chiesto al presidente di questo organismo, Giuliana Fontanella, di convocare l'amministratore delegato della De Poli per poter disporre di un quadro circostanziato della situazione.

«Chioggia è direttamente coinvolta nella vicenda spiega il consigliere Tiozzo - Tra le cooperative che operavano con la De Poli c'è l'Adriatica, che vi impiegava decine e decine di operai. Questi lavoratori, al pari di centinaia di colleghi, ora sono senza lavoro e senza possibilità, nel breve, di trovare una nuova occupazione».

L'intervento dei consiglieri Tiozzo e Causin va inserito nell'attività emendativa avviata in coincidenza con l'apertura della sessione di bilancio. «Ci è sembrato ineludibile affermano i due rappresentanti del Pd - portare all'attenzione della Regione per eventuali interventi a favore dei lavoratori disoccupati un caso che per le dimensioni e il numero delle persone coinvolte è uno dei più grossi fin qui verificatisi».

G.B.


 

giovedì 18 dicembre 2008

Lavoratori preoccupati: «Temiamo per il futuro»

Al cantiere navale De Poli gli operai si sono riuniti in assemblea con il segretario della Fiom Molin. Due consiglieri regionali del Pd chiedono un vertice

 

Nuova assemblea sindacale in Cantiere De Poli ieri mattina, per fare il punto sulla situazione emersa nell'incontro avvenuto due giorni fa nella sede di Confindustria tra la Fiom-Cgil, le Rsu aziendali e la direzione dell'azienda. Presente il segretario Giorgio Molin, che ha riferito ai presenti, praticamente tutti gli operai, quanto accaduto il giorno prima. Nessuna novità quindi, se non lo sconforto e la messa a fuoco della situazione, che molti di loro pensano irreversibile. «Non c'è futuro per il cantiere - lo dicono a denti stretti - ma alla luce dei fatti avvenuti e delle motivazioni portate dal vertice dell'azienda, questo appare chiaro». E il dito è puntato proprio su coloro che «dovevano in qualche modo presentarci un piano di ripresa e che invece hanno adottato argomentazioni deboli, banali e confuse per spiegare il perché il cantiere è arrivato a questo punto». «Sul rallentamento della concessione dei prestiti, non possiamo dire nulla, non ne abbiamo la competenza - commenta qualcuno - ma scaricare colpe sulle istituzioni veneziane, Comune e Magistrato alle Acque, colpevoli secondo loro, di averci ridotto gli spazi di lavorazione, ci sembra proprio demenziale. Il disegno del futuro secondo noi è già fatto, e non prevede il cantiere di Pellestrina ».

Il problema della riduzione degli spazi di lavorazione del cantiere, praticamente lo spazio acqueo adiacente allo stesso, in un'area compresa in 1483 metri quadri e 52 lineari, posizionato a ridosso di una banchina civile e di un luogo indicato nei mappali come verde pubblico, ha a che fare con il contenzioso decennale che esiste tra la proprietà e il vicinato. Imputato numero uno, il rumore, continuo, assordante, che gli abitanti della zona denunciavano. Proprio a novembre, il sindaco emise un'ordinanza per il blocco, per 90 giorni, di tutte le lavorazioni, decaduta dopo pochi giorni, per il ricorso della proprietà. Analoga situazione era accaduta la scorsa estate con il Magistrato alle Acque.

Nel frattempo i consiglieri regionali del Pd, Andrea Causin e Lucio Tiozzo, chiedono alla Regione la convocazione urgente di un vertice. «I cantieri De Poli - dichiarano Causin e Tiozzo - sono una realtà imprenditoriale di primaria importanza per il Veneziano e il Veneto. Guardiamo con preoccupazione al futuro degli occupati che, in caso di chiusura di questa industria navale, potrebbero incontrare notevoli difficoltà nel ricollocarsi nel mercato del lavoro, E' quindi indispensabile che la Regione Veneto intervenga per risolvere la crisi in atto».

Annalisa Busetto

Insula, interventi sulla strada della laguna






 

A Pellestrina , per alcuni lavori programmati da Insula, fino a martedì, è previsto il divieto di transito, e di sosta con rimozione su ambo i lati, nel tratto di strada comunale della Laguna compreso tra il civico 645 e 681. Alla fermata del ferry boat di linea 11, a Santa Maria del Mare, invece fino a domani, per la richiesta presentata da Actv che deve sistemare il link-span è in vigore il divieto di fermata, su ambo i lati, sul tratto carrabile di accesso all'approdo sussidiario di Pellestrina Santa Maria del Mare.


 

mercoledì 17 dicembre 2008

De Poli, niente accordo sulla cassa integrazione

Dopo il vertice di ieri i rappresentanti dei lavoratori chiedono l’intervento del sindaco e del presidente della Provincia

 

Nessun accordo sulla cassa integrazione alla De Poli, i sindacati pronti a chiedere l'intervento di Comune e Provncia.

All'azienda non è bastato un'incontro di oltre un'ora, ieri pomeriggio in Confindustria a Mestre, per convincere il sindacato della bontà della sua strategia per uscire dall'impasse.

«Per il momento la situazione è la stessa di ieri, e sarà uguale a quella di domani aveva dichiarato poco prima dell'incontro il coordinatore dell'area sindacale Antonio Baldi Guarinoni, rappresentante di Confindustria , difficile prevedere novità prima di metà gennaio». E così è stato. I vertici della De Poli, rappresentati all'incontro da Giancarlo Galazzo, hanno confermato che il cantiere navale di Pellestrina si è trovato alle prese con una situazione finanziaria complicata da fattori complessi e diversi, che hanno causato la mancanza di liquidità delle ultime settimane.

Mancano quei 20 milioni di euro attesi da Bruxelles, pesano i costi di tante materie prime aumentati dopo la firma delle commesse (il solo prezzo dell'acciaio, ad esempio, è raddoppiato) come pesano i ritardi dovuti ai sequestri succedutisi nel tempo, che hanno portato ad accumulare in cantiere ben tre navi. Queste le scusanti dell'azienda, che tira in ballo anche altri problemi a livello locale che, a suo dire, hanno contribuito a gettare sabbia negli ingranaggi già affaticati del cantiere: la revoca della concessione del bacino da parte del Magistrato alle Acque, che ha ridotto gli spazi di lavoro, e le proteste del vicinato, i cui continui esposti appesantiscono ancora di più la situazione. Una serie di concause, dunque, che ha portato alla situazione odierna costringendo l'azienda a chiedere la Cassa integrazione straordinaria per un anno, «ma solo perché per legge questa misura non si può chiedere meno di un anno si affretta a precisare il portavoce dell'azienda appena otterremo la sicurezza del fido dalle banche tutto tornerà come prima».

Una rassicurazione che non basta nè a Giorgio Molin, segretario della Fiom-Cgil, nè ai tre rappresentati delle Rsu aziendali, che stamani, in cantiere, illustreranno i contenuti dell'incontro odierno agli altri lavoratori. «A questo punto chiederemo quanto prima un incontro con sindaco e presidente della Provincia. Intanto no all'accordo sulla Cis, perché l'azienda non è chiara sostiene Molin e non ci dà né spiegazioni sull'origine di questa crisi né garanzie su come intende agire per uscirne, e questo silenzio è ancor più preoccupante alla luce del fatto che le banche non rilasciano il fido necessario. Se non si fidano le banche a che titolo dovremmo fidarci noi visto che la Cis richiesta non dà tempi precisi e, in una situazione come questa, sembra l'anticamera di un fallimento? Tanto più che la proprietà sembra guardare molto più favorevolmente ai suoi cantieri in Olanda».

Una questione che però l'azienda esclude categoricamente. «Per noi non è cambiato nulla rispetto agli ultimi anni e non pensiamo a trasferimenti». Sulle banche il portavoce assicura: «Il fido era già arrivato, solo che abbiamo chiesto di aumentarlo, ci serve almeno il triplo di quanto avevamo richiesto e le banche dicono di aver bisogno di tempo, almeno fino a metà gennaio, per procedere con l'istruttoria». Posizioni contrastanti, insomma, mentre in cantiere a Pellestrina giacciono in fase embrionale tre colossi tra le 7 e le 10 mila tonnellate, tra i 100 e i 120 metri di lunghezza per 15/20 di larghezza, che tradotto significa pane quotidiano per almeno 350 persone tra dipendenti e subappalti. Ieri sono arrivati i primi bonifici delle paghe di novembre, per dicembre e tredicesime ancora non si sa.

Daniele Duso

martedì 16 dicembre 2008

L'atteso incontro tra sindacato e azienda sulla cassa integrazione alla De Poli si terrà oggi

 

L'atteso incontro tra sindacato e azienda sulla cassa integrazione alla De Poli si terrà oggi. E sono tanti gli occhi puntati su questo primo confronto in una crisi che rischia di travolgere tanta gente. Non solo il centinaio di lavoratori della De Poli, ma anche gli oltre 200 operatori degli appalti. Se il cantiere di Pellestrina non ottenesse i finanziamenti dalle banche e di conseguenza non saldasse i suoi debiti, a saltare potrebbero essere anche queste aziende. Piccole realtà che vivevano da anni del lavoro della De Poli e che sono piombate, da un giorno all'altro, nella disperazione. Tra questi ex fornitori, c'è già chi si sta vendendo la casa.

L'ASSEMBLEA - La giornata di ieri è cominciata con un'altra assemblea dei lavoratori del cantiere. In isola è arrivato il segretario della Fiom-Cgil, Giorgio Molin, per parlare della cassa integrazione richiesta dall'azienda (per 92 lavoratori a rotazione, i primi 56 a casa da ieri), ma soprattutto del futuro incerto dell'azienda. "Vietato l'ingresso ai giornalisti" campeggiava all'ingresso della De Poli che, dopo le polemiche dei giorni scorsi, voleva evidentemente limitare la pubblicità dell'evento. Alla fine è stato lo stesso Molin a confermare l'incontro di oggi con l'azienda: alle 15, in Confindustria a Mestre. Il primo, si diceva, di una crisi scoppiata senza un confronto tra forza-lavoro e direzione, mentre la proprietà è praticamente sparita. Di qui l'incredulità che ingigantisce l'angoscia di tanti lavoratori e delle loro famiglie.

LE ASPETTATIVE - Per questo, già ieri, la richiesta dell'assemblea è stata quella di cercare aiuto anche al di fuori. Se le risposte non saranno esaustive, gli operai cercheranno di incontrare il sindaco e di approdare in Regione. Se ne discuterà meglio domani, in cantiere, in una nuova assemblea in cui saranno illustrati ai lavoratori i contenuti dell'incontro di oggi.

FORNITORI DISPERATI - Ma in questi giorni, a tremare, sono anche i fonitori storici della De Poli. Elettricisti, tubisti carpentieri. Oltre 250 persone, organizzati in una decina di piccole aziende, che lavorano da anni con il cantiere di Pellestrina . Sono loro a rappresentare la vera forza lavoro. E sono loro i primi ad essere rimasti a casa quando la De Poli si è ritrovata, con tre navi da finire, ma senza soldi per pagare le maestranze. A sentire i loro racconti, avanzano parecchi soldi dalla De Poli e se le banche non interverranno a gennaio rischiano di saltare .LA TESTIMONIANZA - Racconti rigorosamente anonimi perché «siamo con le spalle al muro - sintetizza un portavoce di questi piccoli imprenditori -. Se non arrivano i soldi a gennaio, siamo finiti». Uno dei tanti fornitori che si sente beffato: «Fino al mese scorso c'era questa nave da finire e tutti eravamo spronati a lavorare. Noi siamo piccoli imprenditori che stiamo a lavorare in tuta come gli operai dalle 7 del mattino fino a sera. Quei giorni abbiamo lavorato tanto, abbiamo anche chiamato operai da fuori. La proprietà ci diceva di non preoccuparci, che finita la nave saremmo stati a posto. E noi abbiamo profuso tutte le nostre energie pensando di passare un Natale sereno. Invece, prima hanno rinviato il pagamento dalla fine novembre a dicembre, e ora addiittura a gennaio, quando le banche daranno la loro risposta... Siamo disperati: c'è gente che ha 200 mila euro di credito, quasi tutti siamo sopra i 100 mila». Quello che ha dovuto mettere in vendita la propria casa, l'altro giorno, piangeva.

Roberta Brunetti

(ha collaborato Annalisa Busetto)

 

lunedì 15 dicembre 2008

Nuovo capannone della Protezione civile, riconosciuto il prezioso lavoro svolto dai volontari dell'isola

 

(L.M.) Ventisette volontari che sono i primi custodi di Pellestrina , in tutte le prime emergenze. Un gruppo che è diventato un punto di riferimento importante e prezioso per l'intera comunità di Pellestrina e San Pietro in Volta. Ecco perché ha avuto un significato particolare, ieri mattina alle 11.30, l'inaugurazione della nuova autorimessa del gruppo di Protezione civile di Pellestrina , coordinato dal suo responsabile Silvano Baseggio. La nuova autorimessa per il ricovero dei mezzi d'intervento, dal Bremach antincendio al nuovo pick up, è stata realizzata in un moderno capannone prefabbricato, accanto all'ex scuola, sede anche del museo di Pellestrina dove è insediata anche la sala radio e centrale operativa della Protezione civile.

Alla cerimonia, semplice ma significativa hanno partecipato il capo di gabinetto del sindaco, Maurizio Calligaro, delegato alla Protezione civile, e il presidente della municipalità del Lido e Pellestrina , Giovanni Gusso, oltre al responsabile della Protezione civile a Ca' Farsetti, ed a tutti i volontari.

Calligaro, nel corso dell'inaugurazione, ha consegnato ufficialmente al responsabile del gruppo di Pellestrina , le chiavi del nuovo pick-up che entra a far parte del parco mezzi a disposizione. E' stato un momento molto atteso ed apprezzato dai volontari e da tutti i pellestrinotti, che ha testimoniato anche la crescita di un gruppo così importante. Sia Gusso che Calligaro, nei loro interventi, hanno ringraziato molto i volontari per il loro servizio e la grande disponibilità che testimoniano sempre nelle emergenze e nelle situazioni più delicate sottolineando poi anche il fatto che questa loro attenzione è ancora più preziosa e particolare, visto il contesto insulare del territorio che viene vigilato con generosità e dedizione. Al termine il parroco ha benedetto i mezzi ed i nuovi locali che saranno gestiti dalla Protezione civile, prima di un simpatico rinfresco che ha concluso la mattinata.

sabato 13 dicembre 2008

Pesca e cantieri, l'agonia di Pellestrina

La crisi delle marinerie e del settore navale coinvolge 600 famiglie. Ma l’isola vuole la riscossa

Un'isola allo sbando. Sembrano finiti i tempi in cui Pellestrina
era una realtà opulenta e felice. La crisi si è abbattuta pure su
questo lembo di terra, che fino a qualche anno fa aveva grandi risorse
in lavoro. La crisi del cantiere De Poli ha fatto emergere una realtà
occupazionale preoccupante: oltre ai 56 cassaintegrati (anche se la
richiesta è stata fatta per 92) che non si sa quando e come potranno
riprendere il lavoro, vi è la parte sommersa dell'indotto. Nelle ditte
esterne che lavoravano per il cantiere, su circa 250 operai, una
ventina erano isolani. Anche nella mensa del cantiere, gestita dalla
Camst, 4 o 5 lavoratrici erano isolane. Ma pure il comparto pesca è
fermo al palo. Dopo anni di battaglie con le autorità, che contestavano
giustamente una pesca senza regole, i capparozzolanti hanno finalmente
intrapreso la strada dell'allevamento.«Sembrava una cosa semplice -
afferma Domenico Gorin - presidente della delegazione di zona e della
cooperativa pescatori di Pellestrina
- invece siamo al limite del collasso. L'allevamento non ha futuro se
non vi è la possibilità, ancora per qualche tempo, di fare qualche
pescata libera». Gorin racconta che con il calo di prezzo della vongola
filippina, la categoria non riesce nemmeno a coprire le spese dei
costi, quale la semina e il canone per la concessione. Anche qui, tra
San Pietro in Volta e Pellestrina
, i pescatori-allevatori sono circa 250. Fino a qualche anno fa, erano
una cinquantina in più, ma, vista l'aria di crisi, qualcuno ha mollato
tutto, cercandosi un altro lavoro. E per finire, con l'avvento della
Coop, anche i negozi di alimentari, una decina, hanno avuto un calo di
fatturato importante. Qualcuno ha già chiuso, altri, se non trovano il
modo di convertire la loro attività, lo faranno prossimamente.Unica
speranza di investimento e quindi di produzione, le nuove spiagge. il
turismo. «Ma anche qui - spiega Giovanni Gusso, presidente della
Municipalità dell'estuario - per realizzare qualcosa serve uno
strumento come il Piano degli arenili, che si sta abbozzando». E visti
i tempi che sono serviti per realizzare quello del Lido - 4 anni, e non
è ancora finita - le cose si complicano. Anche perché per incrementare
un discorso di tipo turistico, servono strutture recettive, la cui
realizzazione è prevista nella nuova variante al Piano regolatore,
licenziata nel febbraio 2005 dalla giunta Costa dopo il lungo lavoro di
studio e preparazione effettuato dall'ultimo consiglio di quartiere
insieme all'associazione Ombrello. «Ma questo piano è decaduto -
continua Gusso - Dopo essere stata votata dal Comune, la variante aveva
tre anni di tempo perché la Salvaguardia e la Regione la approvassero.
I tre anni sono oramai trascorsi, e il documento è praticamente nullo.
In attesa che il Comune presenti una nuova documentazione, perché poi,
nel frattempo la normativa è cambiata, si continua ad adottare il
vecchio strumento urbanistico». Che di turismo non parla assolutamente.
«Mi sembra evidente - conclude Gusso - che la situazione attuale di Pellestrina
è assai complessa, ma si deve intervenire affinchè questa non diventi
un'isola fantasma». La voglia di ripartire c'è ancora, basta trovare la
strada.

Annalisa Busetto

Pontone chiuso a S.Maria del Mare


Dalle 15 di martedì
prossimo, 16 dicembre, e fino a venerdì 19, verrà chiuso il pontone di
S. Maria del Mare per consentire i lavori di scavo del fondale. Actv
comunica che in questi giorni verrà utilizzato il vecchio impianto
adiacente con l'inserimento in linea della N/T Pellestrina
. Per tutto il periodo di utilizzo del vecchio approdo saranno sospesi
gli imbarchi sulla nave traghetto di veicoli con trasporto di carico
pesante.

Molin: «Ma dove sono finiti i guadagni?»

Venerdi' 12 Dicembre 2008

Giorgio Molin, il segretario della Fiom, lunedì mattina sarà a Pellestrina
per incontrare i lavoratori. Intanto punta il dito contro il management
di un cantiere che ha rifiutato il confronto con il sindacato: «È da
mesi che chiediamo incontri, senza risultato. Ora arriva questa
procedura di cassa integrazione così rapida e anomala. Ma per
ottenerla, prima devono vedere il sindacato. E sarà l'occasione per
affrontare i problemi nodali di questo cantiere». Che cominciano,
secondo Molin, da un cambio di dirigenza e di strategia avvenuto
qualche anno fa alla De Poli: «La scelta della proprietà di dedicarsi
molto al settore armatoriale ha indebolito il cantiere. Il
trasferimento della società armatoriale Arcoin in Olanda ha portato ad
un progressivo disimpegno a Pellestrina
. Questo aspetto va approfondito. Così come non è accettabile che non
si paghino per mesi i fornitori in un cantiere che vive di questi
appalti. Ora le ditte se ne sono andate un po' alla volta e l'ultima,
ieri, è stata quella che gestiva la mensa». Il segretario della Fiom
non crede ad una soluzione facile per gennaio: «Tutto, a questo punto,
è legato al credito. Ma allora mi si deve spiegare perché le banche
daranno a metà gennaio quello che non danno adesso. Che cosa accadrà? É
evidente che le banche, che già sono esposte, stanno valutando la
situazione con attenzione. Potrebbero decidere di perdere i loro
investimenti oppure di fare un piano di rientro, ma a certe condizioni.
Questo non garantisce il futuro del cantiere: 2 o 3 commesse non
bastano, la partita è più ampia». Per questo Molin non si accontenta di
un confronto con un management («che non è più credibile»), ma chiede
un confronto con la proprietà ad un tavolo istituzionale da cercare al
più presto: «Vogliamo capire come si è arrivati a questo punto. Questo
è un cantiere solido che ha lavorato tanto. Dove è andata a finire la
ricchezza prodotta in tanti anni? C'è un problema di trasparenza».

Galazzo: «Da mesi litigo con le banche»

Venerdi' 12 Dicembre 2008

«È
da luglio che litigo con le banche per questa cosa, ora pare che si
siano convinte a concederci questo finanziamento. Evidentemente non si
erano convinte prima, perché anche loro avevano i loro problemi».
Giancarlo Galazzo viene dai cantieri di La Spezia, già consulente della
De Poli, da tre mesi mesi è l'amministratore delegato del cantiere di Pellestrina . Per lui il problema del cantiere di Pellestrina
è da collegare alla crisi generale: «Oggi sentivo le notizie alla
radio, sembrava un bollettino di guerra, tutti a chiedere la cassa
integrazione». Poche dichiarazioni, quelle dell'ad, perché il cantiere
in queste ore di tensione preferisce parlare attraverso un comunicato
scarno: «I Cantieri Navali De Poli comunicano di aver richiesto
l'intervento della cassa integrazione guadagni straordinaria. La
procedura, ai sensi della legge 223/91, coinvolgerà fino ad un massimo
di 92 dipendenti (su 98, praticamente tutti, i primi saranno 56, ndr.)
e potrà interessare tutti i reparti e gli uffici dell'azienda, con
modalità di rotazione sulla base delle esigenze organizzative e
produttive. La richiesta di Cgis decorre dal prossimo 15 dicembre 2008,
per un totale di 12 mesi, ma sarà interrotta non appena le condizioni
economiche generali permetteranno la ripresa della normale attività
produttiva dei cantieri navali. In attesa dell'avvio della procedura di
Cigs le competenze maturate a novembre dai lavoratori dei cantieri
navali De Poli saranno liquidate la prossima settimana, mentre il
pagamento della tredicesima mensilità slitterà a gennaio 2009». Tutto
qui. E le commesse? «Le completeremo, sicuramente» risponde Galazzo che
fa capire come tutto dipenda dalla risposta delle banche. Ma con due
mesi di fermo non c'è il rischio che le ditte esterne trovino altri
lavori? «Il rischio c'è sempre. Ma sono ditte che lavorano da anni con
De Poli. Per una volta che succede una cosa del genere».


Cassa integrazione alla De Poli, la crisi fa tremare Pellestrina


Venerdi' 12 Dicembre 2008

Le navi da costruire
sono lì: un mezzo scafo in banchina, un altro un po' più avanti nei
lavori già in acqua, ma ce n'è un terzo anche a Trieste, tutte commesse
norvegesi che la De Poli si era accaparrata ancora un paio d'anni fa.
Quello che è venuto a mancare, nel frattempo, sono i soldi per pagare i
lavoratori che dovrebbero finire queste chimichiere. Così si sono
accumulati i ritardi e la situazione è precipitata nel giro di qualche
giorno. Le prime ad andarsene, all'inizio del mese, sono state le ditte
degli appalti, duecento lavoratori e più che costituiscono la struttura
portante di un cantiere di questo tipo. «Non li pagavano più, per
questo sono rimasti a casa. E ora non ci sono più soldi nemmeno per
noi»: sintetizza, con disarmante efficacia, un operaio. Una verità di
cui, qui in cantiere, fanno ancora fatica a capacitarsi. Lo vedi dai
volti di questa gente, per la maggior parte pellestrinotta, ma anche di
Chioggia e dintorni, che alla De Poli lavora da tanti anni: dieci,
venti, trenta, anche quaranta. Vite intere per un cantiere che è
davvero un pezzo di isola e che era una cosa sola con la famiglia De
Poli, la proprietà. Un sentimento d'appartenenza che in queste ore si
va sgretolando: c'è ancora chi difende le ragioni di quella che era
stata sentita come un'azienda-famiglia, ma c'è anche tanta incredulità,
tanta rabbia, persino un senso di tradimento per quella famiglia che
non si vede più.

Non
è un caso che la giornata di ieri inizi proprio con una sorta di
"spedizione" dai De Poli. Sono le 7, l'ora in cui prendono servizio gli
operai, quando si diffonde la notizia che non ci saranno incontri con i
sindacati, come sembrava, ma solo la richiesta ufficiale dell'azienda
di mettere i lavoratori in cassa integrazione. A quel punto, un
gruppetto di operai vuole incontrare qualcuno della famiglia, a tutti i
costi, e si dirige verso le villette dove vivono i fratelli, a poche
centinia di metri dal cantiere. Il grande capo, Davino, non c'è. La
figlia Chiara ormai è più all'estero - dove segue l'Arcoin, la società
armatoriale della famiglia - che a Pellestrina
. In isola c'è Giancarlo, il fratello più giovane di Davino. «Lui è uno
che fino all'altro giorno lavorava con noi, in banchina, per finire
l'ultima nave - racconta un operaio -. Poi, all'improvviso, non si è
più visto, perché? Deve dirci qualcosa!». Il gruppetto decide di
portargli uno dei pacchi di Natale, quelli con il panettone e lo
spumante, «lo portiamo a lui, tanto per noi che Natale sarà?». E lui,
Giancarlo, viene al cancello per pochi minuti. «Ci ha risposto che non
può parlare, altrimenti...» riferisce un operaio con un sorriso che è
più una smorfia.

Poi
inizia l'attesa delle notizie sulla cassa integrazione. A metà mattina
arrivano le buste paga di novembre. Virtuali, però. «I soldi veri,
quelli arriveranno tra qualche giorno, ma almeno ci sono - si consolano
quelli delle Rsu -. Per dicembre e per la tredicesima, invece, dovremo
aspettare quello che diranno le banche, a gennaio. Intanto ci sarà
questa cassa integrazione». Sotto una pioggia fitta, con un cantiere
ormai fermo - «clinicamente morto» come si bisbiglia, da giorni, negli
uffici - il tormentone è proprio questo: che accadrà a gennaio?
arriverano questi soldi dalle banche? e soprattutto basteranno a far
ripartire il cantiere? Interrogativi che si rincorrono tra i
lavoratori, più o meno abbattuti, più o meno cupi. «Ci hanno detto che
l'incontro con le banche è andato bene, che i soldi arriveranno» si
ripete una tuta blu. Ma un compagno lo zittisce amaro: «Ci avevano
anche detto che non saremmo mai arrivati a questo punto. E invece...».
Punti di vista diversi, nella comune disperazione di far quadrare i
conti e il futuro. «Io con 35 anni di anzianità, prendo 1.300 euro. Che
futuro posso avere fuori dalla De Poli?». «Io con 11 anni d'anzianità,
ne prendo 1.050: ho un bambino piccolo, un mutuo e tre finanziamenti.
Chi me li paga?». «Sotto l'albero, per i nostri figli, metteremo la
letterina della cassa integrazione. Per noi questo non sarà un Natale,
ma il dramma arriverà a gennaio con le nuove bollette da pagare».

Sfoghi
di chi vorrebbe anche capire, interpretare la storia di un'azienda che
sente sua. C'è chi ricostruisce il recente passato. «Dopo gli incidenti
avvenuti in cantiere le commissioni esterne, venute a controllare, ci
avevano fatto intendere che c'era qualche problema - racconta un
operaio -. Un paio di settimane fa, poi, quando le ditte esterne se ne
andavano perché non venivano pagate, è arrivata Chiara De Poli. E alla
nostra domanda su come si stavano mettendo le cose, ci ha risposto che
si stavano arrampicando sugli specchi. Questo la dice lunga. Ma noi
continuavamo ad avere fiducia...». Altri se la prendono con i vertici,
con i continui cambiamenti di management. «La famiglia non si vede più.
E ci sono questi nuovi dirigenti che non sanno organizzare un cantiere.
Uno di questi coordinatori, quando gli abbiamo dato appuntamento sotto
la poppa, è andato ad aspettarci sotto la prua. Come si fa a guidare un
cantiere navale se non si distingue la poppa dalla prua?». «Questo era
meglio non dirlo - gli fa eco un compagno, preoccupato -. Che armatore
verrà più da noi...». Ma c'è anche chi si guarda intorno. Un gruppetto
di lavoratori di Chioggia, proprio ieri, ha scritto al sindaco. L'idea
è quella di creare una cooperativa multiservizi. Nei cantieri navali
non credono più.

Roberta Brunetti

(ha collaborato Annalisa Busetto)


giovedì 11 dicembre 2008

Ruba il computer ad una collega i carabinieri arrestano una quarantenne

 

(M.Biol.) Una operatrice socio sanitaria della casa di riposo di Pellestrina , T.V di 40 anni, residente sull'isola, e' stata arrestata dai carabinieri per il furto di un computer e di un telefono cellulare. La donna martedì, all'interno della casa di riposo Santa Maria del mare, dopo aver forzato l'armadietto metallico di una collega, era riuscita a sottrarre e a portare via, un pc portatile e un telefono di ultima generazione. La donna derubata, accortasi del furto, ha chiamato i militari dell'Arma molto abili nel ricostruire i movimenti di tutti i lavoratori della casa di riposo e a concentrare i sospetti su T.V. Ottenuto un mandato di perquisizione i carabinieri hanno controllato da cima a fondo la casa della 40enne di Pellestrina riuscendo a trovare la refurtiva e a restituirla alla proprietaria. Per T.V. si sono aperte invece le porte del carcere con l'accusa di furto aggravato. Questa mattina si terrà il processo per direttissima. I carabinieri stanno indagando anche su altri furti verificatisi all'interno della stessa casa di riposo.

mercoledì 10 dicembre 2008

Il vertice sulla De Poli slitta a domani

 

E' slittato a domani l'incontro che si terrà nella sede della Confindustria a Mestre tra il sindacato Fiom-Cgil e la direzione del Cantiere Navale De Poli di Pellestrina , per discutere sulle problematiche emerse in seno al cantiere in questi giorni. Come si ricorderà, la scorsa settimana gli operai, un'ottantina, si erano riuniti in assemblea, preoccupati per la sparizione delle ditte esterne, che comprendevano circa 200-250 unità di forza lavoro, partite, si diceva, per la mancanza o il ritardo nei pagamenti per le loro prestazioni. Il dubbio per tutti, quindi, era che il problema fosse più generalizzato, e che toccasse anche loro. Ne erano usciti con delle rassicurazioni riguardanti la puntualità nell'erogazione dello stipendio di novembre (10 dicembre), e forse un lieve ritardo per il pagamento di tredicesima e stipendio di dicembre. La motivazione, una mancanza di liquidità per una maggiore esposizione finanziaria del cantiere, che per una serie di eventi si era ritrovato con tre chimichiere in lavorazione. Lo stato di agitazione non ha comunque determinato un blocco dei lavori; infatti ieri mattina la ripresa, dopo il lungo week end dell'Immacolata, è stata puntuale. Nel pomeriggio, una nuova assemblea tra operai e direzione, non ha portato praticamente nessuna novità. Il cantiere, attualmente unica realtà produttiva dell'isola, è in attesa di finanziamenti dalle banche; una situazione simile, in questi tempi, a decine di altre ditte. Rimane ora l'attesa, probabilmente anche per definire la situazione lavorativa futura, dell'incontro di domani.

 

Annalisa Busetto

 

Sequestro di vongole veraci

 

I carabinieri hanno sequestrato 140 chili di vongole veraci, pronte per la commercializzazione abusiva. Sono state trovate a bordo di un motopeschereccio appartenente ad A.P., 32 anni, di Pellestrina . La barca era ormeggiata alla banchina dei Saloni. L'equipaggio della motovedetta CC 515, verificata la stiva, ha immediatamente notato la presenza di cinque ceste colme di molluschi, la cui origine non è stata adeguatamente documentata dal pescatore, cui è stata inflitta una sanzione amministrativa di 2mila euro. Le vongole sequestrate sono state rigettate a mare per favorire il ripristino del ciclo vitale.

 

Protezione civile sabato la cerimonia

 

Sabato alle 11, nella sede del gruppo Volontari di Protezione civile di Pellestrina San Pietro in Volta (S. Pietro in Volta, strada della Laguna 160/G), si svolgerà l'inaugurazione della nuova autorimessa della Protezione civile e la presentazione del nuovo pick-up acquistato dal Comune di Venezia, in dotazione al gruppo di Volontari dell'isola.

domenica 7 dicembre 2008

De Poli, mercoledì il confronto

Tra gli operai si comincia a temere per il posto di lavoro, verso un incontro tra azienda e sindacati

 

L'incontro sarà importante, se non determinante. Per mercoledì, nella sede della Confindustria a Mestre, è atteso il confronto tra il sindacato Fiom-Cgil e la direzione del cantiere, per avere un quadro più completo sulla situazione economica presente e futura della De Poli. Ma intanto, nell'attesa, risultano inevitabili le polemiche e i timori degli operai che temono di non essere pagati. Ma, soprattutto, i dipendenti dei cantieri De Poli vedono in bilico il loro posto di lavoro.«La preoccupazionesta diventando sempre più profonda - afferma qualcuno a Pellestrina -. Ora temiamo davvero per il nostro posto di lavoro». Le voci di una presunta crisi finanziaria della De Poli si rincorrevano da un po' di tempo, ma adesso quelli che sembravano più dei sussurri hanno assunto l'aspetto di una cruda verità. Tra la fine dello scorso mese e l'inizio di dicembre, quando cioè se ne sono andate tutte le ditte esterne con i loro 200-250 operai (praticamente l'ossatura del cantiere), ha preso corpo la motivazione della mancanza o del forte ritardo dei pagamenti per le loro prestazioni.«Siamo stati rassicurati sul fatto che saremo pagati - afferma un sindacalista operaio -. Lo stipendio di novembre arriverà con regolarità, ma per la tredicesima e lo stipendio di dicembre, che verrà erogato a gennaio, potrebbero esserci dei ritardi perché il cantiere soffre di mancanza di liquidità. Ma, sinceramente, non siamo più sicuri di nulla».

La famiglia De Poli si trincera dietro un freddo "no comment", e lascia parlare il suo ufficio stampa che ribadisce quanto detto ieri: «In questo momento non vi è nessun timore per il pagamento degli stipendi. Tutto sarà regolare, tanto più che la tredicesima può essere erogata nel periodo compreso tra il 13 e il 24 dicembre. Vi sono stati dei problemi contingenti che hanno causato il rallentamento della produzione, e conseguentemente una maggiore esposizione finanziaria del cantiere. Ora, con l'intervento delle banche, il problema dovrebbe essere superato». La De Poli, azienda ultracentenaria, conta 98 dipendenti propri, di cui un'ottantina di forza lavoro ed il resto a livello impiegatizio e tecnico.

Annalisa Busetto

sabato 6 dicembre 2008

Fermi i cantieri De Poli: mancano i soldi

Assemblea dei lavoratori: «Temiamo di non essere pagati». L’azienda smentisce: «C’è stato solo un rallentamento per un problema di cassa»

 

Le ditte esterne non lavorano più dall'inizio del mese. E anche i lavoratori dei cantieri De Poli sono entrati ieri in agitazione: temono per il loro stipendio, anche se l'azienda assicura che tutti saranno pagati e che c'è stato solo un rallentamento legato ad un problema di liquidità. Di certo, anche nei cantieri navali di Pellestrina , c'è molta preoccupazione per una crisi che sta colpendo un po' tutti. E mentre i lavoratori si sono riuniti in assemblea, la Fiom-Cgil ha rinnovato la richiesta di un incontro con l'azienda che a questo punto potrebbe tenersi la prossima settimana. «Siamo fermi da giorni - raccontano quelli dell'Rsu, reduci dall'assemblea -. Le commesse ci sono: abbiamo due navi in bacino, ma mancano i soldi per pagare i lavoratori. Così da dicembre non ci sono più le ditte esterne. Siamo rimasti solo noi. Finora ci hanno sempre pagato e ci pagheranno anche novembre, ma temiamo per la tredicesima e per lo stipendio di dicembre». I lavoratori riferiscono di un incontro che l'azienda ha avuto con le banche: «Che sarebbero anche disponibili a finanziare l'azienda, ma che avrebbero tempi lunghi, di un mese, un mese e mezzo. Ecco perché temiamo per i nostri stipendi». Il segretario della Fiom, Giorgio Molin, si dice molto preoccupato: «Per più ragioni. Perché l'azienda sta esaurendo il portafoglio ordini. Perché per un periodo non sono stati pagati i fornitori. Ultimamente, poi, c'è stato un repentino cambio di management e la proprietà sembra interessata più all'armamento che alla costruzione. Non vorremmo che il prezzo di questa operazione fosse pagato dal cantiere di Pellestrina ».

L'azienda, da parte sua, non rilascia dichiarazioni ufficiali, ma smentisce l'eventualità di lasciare i lavoratori senza soldi. Tredicesima e stipendi, insomma, saranno pagati. A sentire fonti vicine alla De Poli, a complicare la vita all'azienda, sarebbero stati, oltre alla crisi generale, anche gli ultimi stop forzati dei lavori. Prima per l'incidente che è costato la vita ad un operaio l'anno scorso, poi per la recente causa con dei vicini per i rumori. Così si sono sovrapposte bene tre commesse (le due navi ancora in bacino, più una terza che lo ha appena lasciato), che hanno creato un problema di liquidità all'azienda. La prassi, infatti, vuole che l'armatore paghi il cinquanta per cento del lavoro per poi saldarlo alla consegna. E in genere i cantieri di Pellestrina sfornavano una nave alla volta per non avere troppo denaro scoperto. Quello che invece è successo stavolta e che ha costretto l'azienda a rallentare la produzione. Per questo le aziende esterne, per il momento, sono state lasciate a casa (oltre un centinaio di lavoratori, a fronte di un'ottantina di interni). Ma grazie all'intervento delle banche, il problema dovrebbe essere superato. Fin qui la posizione, pur ufficiosa, dell'azienda. Resta però tutta la preoccupazione dei lavoratori: «In tanti anni di lavoro per questo cantiere una cosa del genere non era mai accaduta».

R. Br.

giovedì 4 dicembre 2008

Pellestrina. Morto in ospedale Luigino Vianello "el babuca"

 

Si è spento, all'ospedale dell'Angelo, dopo breve malattia, Luigino Vianello di 54 anni, conosciuto da tutti a Pellestrina come el babuca. Personaggio singolare, pieno di vita, gestiva insieme alla moglie Maria, dopo anni di lavoro nei cantieri Cnom di Venezia, il bar Da Niki in Piazza Ognissanti. Per la posizione strategica, il locale era frequentato sia da isolani che da numerosi turisti, attirati questi ultimi, oltre che dalla bellezza del posto, anche dalla sua simpatia e comunicatività. Babuca, pur non esponendosi in prima linea, era molto attivo nella vita sociale dell'isola, dove si adoperava per cercare di migliorare quelle piccole cose che nella vita di paese fanno la differenza. Lascia la moglie Maria, i due figli Nicoletta e Matteo, e due fratelli. I funerali probabilmente domani, alle 11, nella chiesa di Ognissanti.

 

Annalisa Busetto

Ferry boat, disagi senza fine

Ieri pomeriggio un guasto all’approdo di Pellestrina ha creato problemi agli utenti della linea 11

I pendolari: «Nessuno ha avvertito». I capitani: «Carichi eccessivi»

 

Cedimento, ieri, al pontone d'imbarco della linea 11, con disagi e malumori per i collegamenti ferry boat tra Alberoni e Santa Maria del Mare a Pellestrina .

Dal linkspan, cioè dalla piastra scorrevole di imbarco dove devono salire gli automezzi per andare a bordo di Santa Maria del Mare si sono verificati la lesione di perni e cerniere, fin dalla mattina, rendendo pericoloso l'imbarco e lo sbarco. Con la corsa delle 14.25 dal Lido è stato dato lo stop alle auto visto che poi non sarebbero potute sbarcare in condizioni di sicurezza. Auto e camion a terra, con conseguenti proteste dei pendolari, ed imbarco consentito solo a piedi.

«Noi eravamo in coda in auto in attesa di salire e nessuno ci ha avvertito che c'era questo problema dicono alcuni viaggiatori altrimenti saremmo montati a piedi per andare poi a prendere, arrivati a Santa Maria del Mare, altri mezzi in coincidenza». Dopo un paio di corse partite senza auto, il pontone a Pellestrina è stato provvisoriamente rinsaldato con le catene, e il traffico riaperto ai veicoli. Ma niente da fare per i mezzi più pesanti come camion e pullman.

«Abbiamo fatto l'impossibile per garantire la continuità del servizio, inizialmente almeno a piedi e riaprendo molto velocemente alle auto spiega il direttore della navigazione Actv, Marino Fontanella Contemporaneamente, dal cantiere abbiamo armato il San Giorgio con una gru e una squadra di operai che si è immediatamente diretta sul posto per eseguire la riparazione. Nel frattempo abbiamo anche cercato di rendere agibile il vecchio approdo di Santa Maria del Mare».

Già, ma il vecchio approdo è in un punto dove il fondale si è interrato proprio a causa del movimento vorticoso delle eliche delle motozattere che sostano su quello nuovo, quindi lì poteva attraccare solo il San Giorgio, giunto a Pellestrina dopo le 16,40. E l'Associazione Capitani ribadisce la necessità di un secondo pontile agibile anche a Pellestrina , facendo presente che se un danno simile dovesse verificarsi sul linkspan del Tronchetto la situazione sarebbe analoga, con un blocco del traffico di proporzioni ancora maggiori. «Le cause dell'incidente non sono ancora stabilite - sostiene il presidente Lorenzo Boscolo - ma è facile ipotizzare che il cedimento della struttura sia imputabile anche all'eccessivo peso sostenuto per il passaggio di camion estremamente carichi. Continuiamo a sostenere questa posizione, ma nessuno ci dà retta. Non riusciamo a far capire che l'attuale servizio di linea sia per la tipologia dei nostri mezzi sia per il rispetto degli orari non è compatibile con la consistenza del traffico pesante e dei trasporti eccezionali di questo momento».

mercoledì 3 dicembre 2008

Acqua alta (01/12/2008)

 





Maltempo, i progetti realizzati in questi anni hanno difeso tutta l'isola

 

Il giorno dopo l'acqua granda che ha messo in ginocchio Venezia, Pellestrina ha fatto il punto della situazione. La realtà nell'isola, sembra impossibile, ma è stata ben diversa e lontana dagli scenari apocalittici delle isole vicine. Nonostante il timore degli abitanti, che in queste occasioni continuano a ricordare l'alluvione del 66, che quasi spazzò' via l'isola, e nonostante una laguna dall'aspetto minaccioso, fino a coprire il marciapiede realizzato con gli interventi di Salvaguardia negli anni 80-90, tutto è andato bene. L'acqua ha raggiunto comunque il limite rappresentato dalla banchina, margine di quegli interventi, ma non l'ha superato. E dal lato del mare, la nuova spiaggia, seppur sommersa dalle onde, che hanno raggiunto le tamerici, piantumate a ridosso della vecchia scogliera come barriera al trasporto eolico della sabbia, ha fermato, anche grazie alla barriera di sassi sommersa, la sua furia. L'acqua sembrava dovesse invadere tutto, ed invece tutto ha funzionato; i lavori effettuati dal Consorzio Venezia Nuova per la difesa di Venezia dalle acque alte, e quelli di Insula per il rifacimento dell'impianto fognario. Soltanto una lieve patina d'acqua ha coperto a tratti la strada lagunare, frutto degli spruzzi che salivano dalla laguna o che fuoriuscivano dalle fessure della banchina, ma niente più. I pozzetti hanno fatto defluire, le pompe hanno eseguito il loro dovere. Dalla fine degli interventi di Salvaguardia Pellestrina , anche con maree eccezionali, e in questi ultimi 10 anni questa è la seconda, non ha più avuto problemi di allagamenti.

 

Annalisa Busetto

lunedì 1 dicembre 2008

Stop ai carichi di pietre a bordo dei ferry boat

Il capitano si rifiuta di imbarcare agli Alberoni un mezzo destinato al Mose. Scoppia la polemica: non poteva passare neppure sopra i ponti

 

Un camion di sassi all'imbarco del ferry boat agli Alberoni. Deve portarli a Pellestrina , servono per la realizzazione dei cassoni del Mose. Una scena ordinaria, se non fosse che il capitano decide di lasciarlo a terra: il mezzo pesa circa cinquanta tonnellate, che è quasi la portata massima della motozzattera Ammiana. Troppo pesante, sostiene il capitano. Ma il carico è sempre lo stesso e gli altri capitani non hanno obiezioni, sostiene il conducente. Insomma, la consuetudine diventa diritto. E così il camion aspetta tre ore, cambia l'equipaggio della motozattera, si imbarca senza problemi e va a scaricare i suoi bei sassi di là del porto. Non solo. L'imprenditore, seccato per il ritardo, chiede ad Actv il risarcimento per quel tempo sprecato dal suo dipendente. E Actv chiede chiarimenti sulla vicenda al proprio personale.

E le regole dove sono? Già è anomalo che un camion con una portata di dieci tonnellate per asse si trovi all'estremità opposta del Lido, visto che deve superare dei ponti che hanno una portata massima di sette tonnellate per asse (mentre il suo peso è distribuito in dieci tonnellate per asse). Se i limiti ci sono hanno un perchè, e il mancato rispetto in un tempo neanche troppo lungo ha delle conseguenze: vibrazioni e cedimenti, ad esempio sulla riva lungo laguna da Malamocco ad Alberoni, sono in continuo aumento. Basti pensare che per la realizzazione di un cassone servono circa ottanta camion di sassi. E magari aggiungi un paio di tonnellate oggi, un paio domani, alla fine qualche viaggio lo si risparmia... La municipalità aveva chiesto espressamente che i trasporti del Mose non avvenissero via terra, ma su chiatte, per salvaguardare la viabilità e la sicurezza delle strade.

«Ci sono state deroghe? Mai viste - sbotta il presidente dell'Associazione capitani Lorenzo Boscolo - e in caso contrario sarebbe opportuno che ne fossimo informati. I carichi eccezionali si possono anche fare, ma con le opportune cautele e non nel normale servizio di linea, quando il tempo di carico e scarico non consente accorgimenti particolari».

E torna alla ribalta il tema dell'eccessivo flusso dei mezzi pesanti: da circa un mese anche la spazzatura del Lido viaggia su camion e non più su chiatte, per permettere i lavori di manutenzione delle imbarcazioni. Ulteriore ingombro al traffico normale. «Come facciamo a controllare il carico dei camion, per stivare in sicurezza, se non abbiamo a disposizione una pesa? - prosegue Boscolo - tutto è lasciato alla discrezionalità del comandante, che in casi simili si trova con responsabilità assurde».

Raffaella Vittadello