martedì 21 novembre 2006

Il suicidio del 47enne pellestrinotto...


Il suicidio del 47enne
pellestrinotto M.T, avvenuto venerdì scorso nella sua casa in sestiere
Zennari, ha sollevato disagio e rabbia a
Pellestrina . I funerali si terranno stamane alle 11 nella chiesa di Ognissanti, ma in isola intanto scoppia la polemica.

M.T.
era un vongolaro, non proprietario di barca ma marinaio nel Parsifal e,
come tutta la categoria, in questi anni ha sofferto dell'avvenuta
precarietà del proprio lavoro. Ed è proprio da questa categoria, ora
sofferente, che si leva il grido d'aiuto affinchè le autorità
sblocchino la situazione. Perchè più di qualcuno in isola è dell'avviso
che M.T. abbia posto fine alla propria vita anche per questa
insicurezza lavorativa che sta preoccupando tanti altri pescatori. Per
capire il dramma che vivono oggi, bisogna partire dall'inizio. Fino a
dieci anni fa, Pellestrina era
l'isola delle meraviglie: i caparossolanti crescevano come funghi, e
guadagnavano a volte senza rispetto di regola alcuna. Piano piano, ma
inesorabilmente, le cose per loro hanno iniziato a cambiare. Prima i
controlli, sempre più numerosi e più severi da parte delle forze
dell'ordine, poi le imbarcazioni, poi il mezzo per la raccolta, e poi
la raccolta stessa. Fino ad arrivare al cambiamento estremo che è
l'insicurezza di oggi. Nel frattempo qualcuno ha ceduto e ha trovato
un'altra attività lavorativa, qualcuno ha smesso per raggiuntà età,
altri - soprattutto i giovani, quelli che non hanno fatto in tempo a
guadagnare, e che hanno mutui su mutui aperti - continuano a lottare
per riavere il lavoro alle condizioni dettate da Provincia e Gral. Ma
la situazione rimane statica. E per la categoria, oramai da due anni,
non vi è nessuna certezza se non due uscite settimanali, ferme però da
settembre.E questo affannarsi sulla ricerca di una soluzione lavorativa
avrebbe minato le già poche sicurezze di M.T., provocando le reazioni
dei pellestrinotti.«Siamo esterefatti dinnanzi a ciò che è successo -
commenta Emilia Vianello, moglie di un pescatore - e siamo convinti che
questo episodio sia accaduto proprio per la mancanza di una visione
serena del futuro».«M.T. era sempre presente alle riunioni di categoria
- racconta Alessandro Scarpa, consigliere di municipalità - perchè
voleva sapere ciò che stava accadendo. Io penso che vi siano delle
responsabilità morali da parte di chi da anni continua a parlare senza
agire».«L'avevo visto il mercoledì prima della sua morte - racconta
Pierluigi Vianello, proprietario del Parsifal, il mezzo su cui era
imbarcato M.T. - e mi aveva chiesto quando si riprendeva a pescare. Era
una persona molto introversa, che non faceva mai capire il suo stato
d'animo. Aveva paura di dare fastidio. Mi aveva anche detto che forse
da gennaio avrebbe iniziato un nuovo lavoro, in uno dei cantieri del
Mose». Addolorato anche il presidente della cooperativa Pescatori di
S.Pietro in Volta, Aldo Marmi, che non usa mezze parole nel dire che
«il Gral è un ente che non è propositivo, e che non fa nulla se non
guadagnare sul nostro lavoro». «Raccogliamo la semina con i nostri
mezzi - racconta - La seminiamo e paghiamo al Gral 9 euro a cesta. La
loro fattura dice "organizzazione e controllo pesca". Facciamo il conto
che le barche che si muovono sono 20 al giorno, le ceste 30 ogni barca,
e i giorni di raccolta 40. Quanto si intascano senza fare nulla? Noi
invece siamo allo stremo».

Annalisa Busetto

lunedì 20 novembre 2006

Pescatore si toglie la vita dopo aver perso il lavoro

Domenica, 19 Novembre 2006

PELLESTRINA La vittima
aveva 46 anni. L’uomo, residente nel sestiere "Zennari", da circa un
paio di anni non riusciva a trovare un’occupazione stabile


(L.M.) Si impicca in casa
dopo aver perso il lavoro. Dramma della solitudine e della mancanza di
una stabile occupazione, l'altra sera a Pellestrina
. Un vongolaro si è suicidato. Si tratta di un uomo di 46 anni, M.T.,
marinaio imbarcato nella barca "Parsifal", che si è tolto la vita in
preda alla disperazione perché da ormai un paio d'anni non poteva
andare a pescare e perciò non riusciva ad avere un reddito proprio per
mantenersi. L'uomo, residente nel sestiere "Zennari" di Pellestrina , era socio della cooperativa "Pescatori Pellestrina
" e si dedicava alla raccolta delle vongole. Ma, dopo l'interdizione
alla pesca in laguna, l'uomo, secondo quanto riferito da alcuni
colleghi di lavoro, si era ritrovato senza lavoro, era entrato in
depressione, perdendo la propria stabilità economica.

M.T
viveva solo, dopo la morte improvvisa della madre avvenuta circa tre
anni fa. Pescatore vongolaro in laguna, aveva perso il padre in giovane
età e l'unico parente stretto era un fratello abitante a Punta
Sabbioni. La sua vita era tutta tra pesca e barca. Persa questa
opportunità di lavoro non era riuscito a crearsene uno nuovo e i
colleghi avevano notato la depressione, pur cercando di combatterla
standogli vicino. Fino a giovedì sera quando M.T. ha maturato la
decisione di un gesto estremo. A dare l'allarme e a capire che qualcosa
non andava sono stati gli stessi vicini che, dopo circa un giorno di
attesa, non lo vedevano ancora uscire di casa. E' stato quindi
richiesto l'intervento dei carabinieri della Compagnia di Chioggia che
venerdì sera sono entrati nella casa dell'uomo e hanno trovato il corpo
privo di vita. I carabinieri non hanno potuto far altro che constatare
il decesso avvento, probabilmente già il giorno precedente, e avviare i
rilievi del caso. Non è stata ancora fissata la data dei funerali, in
quanto il pm non ha ancora dato il benestare alla sepoltura. Sarà la
stessa cooperativa "Pescatori Pellestrina " a farsi carico dell'organizzazione dei funerali.


Pesca abusiva, nove denunciati




Sabato, 18 Novembre 2006

Sono tutti di Chioggia, Pellestrina e San Pietro in Volta. Stavano operando in zone vietate e con mezzi non consentiti
Sette pescherecci sotto sequestro, rigettati nei canali della laguna quasi due quintali di vongole

Pesca abusiva in
laguna, la piaga non si placa. Le Fiamme gialle del reparto operativo
aeronavale di Venezia hanno denunciato a piede libero nove pescatori,
procedendo ad un maxi-sequestro di vongole.

Nella
notte tra mercoledì e giovedì, i finanzieri della stazione navale e
della sezione operativa navale di Chioggia, coordinati dal reparto
operativo aeronavale di Venezia, hanno portato a termine una nuova
operazione di servizio mirata al contrasto della pesca abusiva e della
commercializzazione di molluschi bivalvi in laguna.

I
militari, utilizzando quattro unità navali, nel cuore della notte hanno
sottoposto a controllo numerosi mezzi che si stavano dedicando alla
pesca di vongole all'interno dell'area della laguna veneziana. Tra
questi venivano intercettati sette motopesca che stavano pescando a
luci spente in zone vietate e con attrezzi non idonei, in particolare
con rastrelli vibranti.

A bordo dei pescherecci venivano identificati nove addetti, tutti originari di Chioggia, Pellestrina
e San Pietro in Volta, che venivano denunciati per aver violato gli
articoli di legge relativi a navigazione a luci spente, il Codice della
navigazione e la legge regionale a tutela delle risorse idrobiologiche
e della fauna ittica. Inoltre per due di loro è scattata anche la
denuncia per violazione agli articoli del Codice penale, relativi a
minaccia e resistenza a pubblico ufficiale.

I
sette motopescherecci del valore complessivo di circa 1.200mila euro ed
il relativo prodotto pescato, pari a quasi due quintali di vongole,
sono stati sottoposti a sequestro. I molluschi, poichè erano ancora
vivi e vitali, sono stati rigettati nelle acque dei canali navigabili
della laguna.

L'operazione
di servizio condotta nelle condizioni di massima sicurezza, si
inserisce nel dispositivo di contrasto costiero, attuato dalla Guardia
di finanza, attuato costantemente dai mezzi delle Fiamme gialle nei
confronti dei soggetti operanti nel settore della pesca illegale, che
viene ritenuta altamente destabilizzante per gli equilibri
idrobiologici del delicato habitat lagunare.

M.B.





Autobus strapieno, i cittadini protestano

Venerdì, 17 Novembre 2006

Ieri un gruppo di persone ha fermato il mezzo. Ma la situazione non è affatto nuova e l’Actv non interviene

L'autobus è troppo pieno, e gli utenti, infuriati, ne impediscono la partenza. E' accaduto ieri a Pellestrina
, con la corsa delle 12.55 in partenza dal capolinea, direzione Lido.
Protagonisti dell'episodio, le numerose persone che tornavano dal
mercato di Chioggia, e i molti pendolari chioggiotti che lavorano negli
ospedali degli Alberoni. «Eravamo appena arrivati con il vaporetto -
racconta Grazia Ballarin - e nel salire sull'autobus, ci siamo accorti
che era già pieno». Quindi, presto detto: inizialmente si sono piazzate
dinnanzi al mezzo due persone, a cui se ne sono aggiunte in tempi
brevissimi molte altre, impedendone la partenza. «Sappiamo - continua
la Ballarin - che l'autista ha chiesto rinforzi e che gli sono stati
negati». Così, le oltre 120 persone presenti, per partire hanno
aspettato la corsa delle 13.25. «E' inammissibile che accadano episodi
del genere - tuona Alessandro Scarpa, consigliere di Municipalità - da
tempo chiediamo rinforzi per quella corsa». La corsa in questione
invece è veramente una di quelle portanti, con decine e decine di
ragazzi delle medie e professori che quotidianamente ne usufruiscono
per tornare a casa dopo le lezioni. «Di questo problema - racconta il
consigliere Scarpa - ne sono informati tutti, dalla Municipalità al
vicesindaco». Intanto nei giorni scorsi, quindi in tempi non sospetti,
è stata avviata una raccolta di firme, proprio per richiedere, per la
corsa delle 12.55, il secondo autobus.

Annalisa Busetto


Progetto delle "Città sane", giudizi positivi degli anziani sui servizi di trasporto


Venerdì, 17 Novembre 2006

E' stato presentato
ufficialmente l'altro giorno in municipalità l'esito delle indagini
sulla condizione socio sanitaria degli ultra sessantacinquenni nella
municipalità del Lido e
Pellestrina
. L'occasione è stata una riunione congiunta, alla presenza del
delegato alle politiche sociali Giannandrea Mencini, tra la quarta
commissione municipale e il gruppo di lavoro "Città Sane" istituito dal
Comune di Venezia che ha coordinato il lavoro. Il risultato della
ricerca è stato positivo. La maggioranza del campione ha dichiarato di
vivere con altre persone; si è detta soddisfatta dello spazio abitativo
in cui risiede non sembra abbia degli impedimenti di deambulazione e ha
anche promosso il sistema di trasporto pubblico dei mezzi pubblici
vicino a casa. L'altra faccia, meno positiva della realtà, è che la
maggioranza degli interpellati assume, in modo stabile, 2, 3 o più tipi
di farmaci. Come anticipato soltanto il 18,97\% del campione si ritiene
completamente soddisfatto dei servizi sanitari specialistici; il
restante campione ha dichiarato di sentirsi non, o non completamente
soddisfatto. Su questo ultimo dato pesa il giudizio degli anziani
residenti al Lido e degli ultra85enni. Infine, il 59,91\% del campione
dichiara di non avere difficoltà nel provvedere alle proprie necessità
alimentari perché è in grado di trasportare la spesa, ma va segnalato
che il 40,09\% ha invece manifestato un disagio in tale senso. Il
numero di intervistati residenti a
Pellestrina è stato però limitato rispetto al Lido: (196 al Lido e solo 37 a Pellestrina ). Nelle due isole della municipalità a stare peggio è Pellestrina : qui c'è difficoltà per gli anziani residenti a Pellestrina
: la maggioranza degli anziani intervistati residenti nell'isola ha
rilevato di non avere mezzi pubblici vicini all'abitazione per
raggiungere i servizi ed è forse per questo che, rispetto agli anziani
residenti al Lido, che viene utilizzata più spesso la bici o ci si
muove a piedi per raggiungere l'ambulatorio del proprio medico; ciò a
fronte di una più alta percentuale (rispetto ai residenti del Lido) di
anziani residenti a Pellestrina inoltre poter svolgere attività motoria. Infine, la maggioranza del campione di residenti a Pellestrina ha manifestato difficoltà a provvedere alle proprie necessità alimentari a motivo del trasporto della spesa.

Lorenzo Mayer

domenica 12 novembre 2006

E' morta improvvisamente...

(L.M.) E' morta
improvvisamente, all'età di 47 anni, Giovanna Voltolina, dipendente
della Cassa di Risparmio di Venezia nella filiale in piazzale Santa
Maria Elisabetta. La donna, originaria di Pellestrina
sposata e madre di una figlia, è stata stroncata da un infarto durante
la notte, mentre era a casa. Giovanna Voltolina si occupava del settore
consulenza privata ed era stata al lavoro fino a poche ore prima la
scomparsa. La notizia del decesso ha perciò lasciato tutti i colleghi
sconvolti. «Era una collega molto apprezzata da tutti - ricorda il
dirigente Carive Giorgio Crovato - per la clientela era diventata, in
questi anni, sempre più un punto di riferimento importante. Tutti siamo
sconvolti». La donna lascia marito e una figlia, studentessa
universitaria. I funerali si celebreranno a Pellestrina , forse domani, ma la data non è ancora stata confermata.

mercoledì 8 novembre 2006

«Altezze e distanze, deve pagare il Comune»

Venerdì mattina a
Pellestrina l’ufficiale giudiziario farà demolire un pezzo di casa
costruita in deroga al decreto ministeriale del 1968
Il "Comitato 10 Metri" pronto a rivalersi sulla responsabilità oggettiva dell’Amministrazione

(al.va.) Finora sono state carte bollate. Venerdì toccherà alle ruspe. A Pellestrina
, alle 10.30 del 10 novembre, è atteso l'ufficiale giudiziario che, con
una ditta di demolizioni al seguito, provvederà a far rispettare una
norma del 1968, quel decreto ministeriale che fissa in 10 metri la
distanza minima tra edifici confinanti. La storia è nota ed è ormai
giunta all'epilogo: dopo le battaglie condotte in tribunale e giunte
fino in Cassazione, al proprietario della casa è stato ordinato di
buttare giù la parte eccedente: due stanze da demolire, così da ridurre
la superficie da 90 a 45 metri quadrati e, soprattutto, garantire la
giusta distanza con il confinante. Facile che venerdì l'ufficiale
giudiziario rinvii l'esecuzione (la casa è affittata, gli inquilini non
dove trovare un tetto), ma la strada ormai è segnata: quello di Pellestrina sarà il primo caso di demolizione in ossequio a una normativa nazionale che in Comune di Venezia non è stata rispettata.

La vicenda riguarda soprattutto la terraferma, ma non esclude aree del litorale, tant'è che il caso di Pellestrina
rischia appunto di diventare l'emblema del "Comitato 10 Metri",
l'associazione costituita da Giusto Cavinato per tentare di trovare
soluzione a un problema generalizzato. Quello, cioè, di case e palazzi
costruiti sulla base di regolari concessioni edilizie, licenze però che
in base al decreto ministeriale 1444 del 1968 non potevano essere
rilasciate in quanto non venivano rispettate le distanze minime (per
non parlare delle altezze) tra edifici confinanti. Il Comitato si è
fidato dei politici: la scorsa primavera più di un candidato
parlamentare si impegnò solennemente che avrebbe fatto l'impossibile
per sanare la situazione, promettendo una modifica del decreto del '68
almeno per i casi pregressi; ora che sono stati eletti, non un
parlamentare si è ricordato di onorare l'impegno. Così il "Comitato 10
Metri" ha deciso di intraprendere un'altra via e di rivalersi sulla
"responsabilità oggettiva" del Comune. È un po' come quando si inciampa
su una buca nel marciapiede e si chiama in causa, per cattiva gestione
della pubblica via, l'ente pubblico: «In quei casi - dice Cavinato - è
l'assicurazione del Comune a rifondere i danni. Noi vogliamo seguire lo
stesso iter per gli edifici che il Comune ha consentito di costruire,
lasciando poi i proprietari in balìa delle azioni dei vicini che,
lamentando una sorta di "furto" di aria e luce, fanno causa e chiedono
il risarcimento dei danni, se non la demolizione degli edifici
"abusivi". Potremmo fare tutti causa al Comune, visto che è stato il
Comune a dare le concessioni, e non è escluso che si arrivi a ciò. Ma
una soluzione potrebbe essere quella del risarcimento attraverso le
assicurazioni». In pratica il Comune, con l'assicurazione, darebbe i
soldi all'"abusivo" che a sua volta li girerebbe al vicino che ha fatto
causa. Non male...


martedì 7 novembre 2006

Laguna, consorzi e cooperative contro il Gral

Interviene Gina Tiozzo, in rappresentanza degli allevatori di molluschi di Chioggia, Pellestrina e San Pietro in Volta
«C’è un’evidente incapacità di gestire le risorse, il consiglio d’amministrazione si dimetta»

"Una gestione
fallimentare quella del Gral, che non riesce neppure ad attuare i piani
che si è dato". Un giudizio sul quale concordano le principali
organizzazioni, consorzi e cooperative attivi in laguna. Gina Tiozzo,
che rappresenta il consorzio "La Cavana", ma che parla anche per Opm,
Organizzazione produttori molluschi, Faro Azzurro e la cooperativa
Coopesca, in pratica tutti gli allevatori dell'area di Chioggia, Pellestrina
e San Pietro in Volta, rinnova la richiesta che queste organizzazioni
hanno avanzato un paio di settimane fa a conclusione di un'assemblea
svoltasi a Chioggia.

"Allora
- ricorda Tiozzo - abbiamo chiesto le dimissioni del consiglio
d'amministrazione del Gral e del suo amministratore delegato, Chiaia.
Ora, alla luce di quanto accaduto e di evidenti incapacità del Gral di
gestire le risorse alieutiche della laguna, come dovrebbe almeno per
giustificare la sua istituzione, ripresentiamo questa richiesta".

Stando
agli allevatori della laguna "quelli del Gral debbono fare in fretta un
esame della situazione così come loro l'hanno determinata, ma deve
essere un esame preciso, che fotografi la realtà vera esistente nel
settore dell'allevamento lagunare. Il Gral, i suoi amministratori
debbono inoltre una buona volta accettare un confronto a tutto campo
con i produttori".

Gina
Tiozzo bolla come "fallimentare" il programma della pesca emergenziale
che dovrebbe accompagnare nell'arco di 18 mesi l'attivazione dei vivai.
Ancora più problematica sarebbe poi la situazione per quanto riguarda
la raccolta del materiale da semina. "Si è partiti in ritardo per
quanto riguarda la laguna o si sono trascurate possibili risorse
prontamente segnalate nei fiumi Brenta ed Adige. Così, proprio per dire
come stanno le cose, siamo di fronte ad un risultato che potremmo
definire ridicolo se non fosse drammatico perché resta incerta la
possibilità di lavoro di centinaia di addetti". Secondo Gina Tiozzo con
il materiale fin qui raccolto si possono "fecondare" al massimo 5
ettari sul totale dei 2000 già assegnati in concessione. "Abbiamo anche
inviato al Gral precise richieste sui criteri con i quali sono stati
selezionati gli allevatori cui è stata data l'autorizzazione alla
raccolta del seme. Anche per questo importante aspetto dell'attività di
molluschicoltura stiamo ancora aspettando risposte. La spiegazione per
così dire preliminare, che sono stati autorizzati alla raccolta gli
allevatori che ne hanno fatto richiesta e che sono in regola con i
pagamenti non spiega niente - sostiene Gina Tiozzo - proprio perché non
giustifica l'esclusione della maggior parte degli allevatori, che pure
rientrano nei parametri accennati ma non sono stati autorizzati a
raccogliere il seme". Al massimo risulterebbero riforniti di materiale
da semina 34 cooperative.

"In
laguna però ce ne sono 120 e mi pare scontato - conclude Tiozzo - che
tutti gli allevatori abbiamo lo stesso titolo per quanto si riferisce
alla raccolta".

Giorgio Boscolo


domenica 5 novembre 2006

Dal gennaio 2000 fino ad ora ha percorso 30.510 chilometri a piedi


Dal gennaio 2000 fino ad
ora ha percorso 30.510 chilometri a piedi. In questo lunghissimo
tragitto, spesso in condizioni meteorologiche non proprio semplici, ha
consumato la bellezza di 15 paia di scarpe comminando per 838 giorni.

Insomma, un vero e proprio record quello realizzato da Gianluca Ratta, un torinese di 34 anni che in questi giorni è arrivato a Pellestrina
e a San Pietro in Volta. In questi sei anni Ratta ha percorso tutta
l'Italia più volte, si è spinto verso Svizzera e Austria, poi ancora in
Italia, dove ha attraversato l'Appennino centrale.

Dalle
nostre parti è già stato. In passato è approdato sulla Romea, poi in
centro storico e quindi al Lido. Ora, però ha deciso di cambiare
itinerario e di arrivare a San Pietro in Volta. Già da oggi, però,
dovrebbe lasciare l'isola per dirigersi verso la città di Jesolo.

«È
la più lunga camminata a piedi - dice Ratta con una punta d'orgoglio -
e in questo mio lungo viaggio sono accompagnato da Shira, un siberian
husky che mi aiuta sempre. Probabilmente arriveremo a totalizzare una
trentina di nazioni. Il mio obiettivo - aggiunge - è quello di
sensibilizzare la gente contro il triste fenomeno dell'abbandono dei
cani. Oltre a questo ricordo anche la necessità di rispettare
l'ambiente».

Ratta
non ha sponsor al suo seguito e gli unici aiuti concreti arrivano dagli
enti locali che lo ospitano e dalle parrocchie che condividono il suo
progetto. «Credo molto in questo viaggio che dovrebbe concludersi nel
2013 a Londra - aggiunge - anche perchè ho sempre l'occasione di
incontrare gente nuova. Sono davvero tanti i bambini che mi ascoltano.
Prima di avviarmi in questa lunga camminata lavoravo a Torino presso
un'azienda alimentare. In passato ho studiato biologia per diversi
anni».


Mettere in scena la ricostruzione storica dei fatti...


Mettere in scena la
ricostruzione storica dei fatti. Questo l'intento della nuova mostra
allestita al Fontego dei Turchi, a Santa Croce. In quattro sale del
museo di storia naturale, Massimo Checchetto ha organizzato, assieme ai
colleghi del teatro La Fenice, con la collaborazione del Centro
Videocomunicazioni del Comune di Venezia e della compagnia teatrale
Pantakin, un allestimento scenico per rappresentare in forma teatrale i
momenti più drammatici della tragedia del 4 novembre 1966.

«Un
nuovo modo di fare didattica spiega Checchetto Il visitatore entra in
una sorta di palcoscenico e i fatti non sono raccontati ma
rappresentati».

Filo
conduttore della narrazione le testimonianze del maresciallo dei
carabinieri Giovanni Cester, che visse in prima persona la tragedia a Pellestrina
. Il suo diario e i suoi racconti sono stati utilizzati per ricostruire
tutti i momenti del 4 novembre di 40 anni fa, integrati con altre
documentazioni fotografiche e testimonianze video. La figura del
maresciallo dei carabinieri è messa in scena da Emanuele Pasqualini,
attore di professione della compagnia Pantakin.

I
visitatori, che per primi ieri hanno inaugurato l'apertura della
mostra, hanno avuto una bella sorpresa. Dopo un primo video, che spiega
con rigore scientifico il fenomeno delle maree, i visitatori si trovano
davanti un maresciallo in carne ed ossa. Appunto l'attore Emanuele
Pasqualini che, con la divisa d'ordinanza dei carabinieri, accompagna i
visitatori in altre sale. Allestimento minimalista, luce spenta per
ricreare il buio di quella notte e spazio alla voce narrante. A fare da
sottofondo un rumore a tratti assordante per ricreare l'atmosfera di
paura e il boato che facevano le onde sbattendo contro i Murazzi di Pellestrina .Rappresentazione forte pensata per ricostruire in modo fedele una delle pagine più tristi della storia dell'isola di Pellestrina
. «È un esperimento prosegue Massimo Checchetto che vuole coinvolgere
il pubblico in modo totale. Guardare non basta, tutti i sensi devono
essere coinvolti per rendere la narrazione coinvolgente e il più
possibile fedele ».A seguire testimonianze video dei superstiti che si
sono prestati a raccontare i momenti successivi della tragedia quando
nell'isola non c'era più nulla per prestare i primi soccorsi alla
popolazione.

Gioia Tiozzo


sabato 4 novembre 2006

Sono passati 40 anni...


Sono passati 40 anni da quel tragico 4 novembre che segnò in modo indelebile la vita degli abitanti di Pellestrina
. In isola non ci saranno commemorazioni o mostre fotografiche, a
ricordare l'evento, ma poco importa: i pellestrinotti non possono
dimenticare che, quel 4 novembre 1966, la tragedia fu solo ad un passo
dal compiersi. Efficace, nella sua drammaticità, è la ricostruzione di
quelle ore drammatiche, nella cronaca effettuata dall'allora
maresciallo dei carabinieri, Giovanni Cester. Il diario (in mostra da
oggi al Fontego dei Turchi) inizia già dalla
sera del 3 novembre, raccontando che, visto il tempo, vi è già un po'
di preoccupazione, tanto che, le barche da pesca rimangono a riva. La
narrazione del giorno successivo è un crescendo di angoscia. Alle due
di notte l'acqua già lambisce la riva, e il mare fa sentire la sua voce
cupa e minacciosa. Alle cinque del mattino la laguna ha aumentato in
maniera consistente il livello, il mare "tuona". Alle 8 inizia la
preoccupazione. Cester parla di assenza di flusso delle maree. Il mare
e la laguna aumentano di livello. Già qualcuno parte con la propria
barca, a cercare rifugio da altre parti. Alle 10 si inizia ad
intravedere la tragedia. Alcune dighe cedono, e i primi massi divelti,
vengono trasportati, dalla furia delle onde in strada. Alle 11 comincia
il terrore. I murazzi non tengono, l'acqua entra dappertutto. «Sono in
collegamento con i miei comandi: chiedo, urlo, imploro solo "navi,
navi, navi". Pellestrina deve
evacuare, il pericolo è di affondare tutti. Il mare è incontrollabile,
la forza e la volontà umana è come una pagliuzza contro un gigante.
Evacuare, salvarsi, è d'ordine umano». Il resto è storia nota. Dalle 16
alle 17.30, con l'arrivo di motonavi, si imbarcano oltre 4.000 persone.
Qualcuno rimane, e si rifugia nei piani alti delle loro case, poichè
l'acqua ha già toccato il soffitto dei pianiterra. «Sulle motonavi si
ode solo il silenzio della gente ammucchiata e sommessamente una prece
- Madonna, aiutami, Iddio, salvami». Alle 5 del mattino seguente,
l'isola è all'asciutto.

Annalisa Busetto

«Così vivemmo quelle ore»

Pellestrina stremata da una lunga battaglia

Ce ne andammo solo
qualche giorno prima. Pioveva e l'acqua della laguna allagava metà
della strada allora in terra battuta, "le larghe". Per riempire la
barca di tutta la nostra vita, gli uomini addetti al trasloco furono
costretti ad usare una passerella che percorrevano in salita verso la
barca e in discesa verso il marciapiedi, "le strette". Pioveva e
ricordo che uno strano sentimento mi faceva ridere e saltellare. L'ho
capito poi che era di gioia senza felicità. Era un'avventura lasciare
un'isola per un gruppo di isole che però, unite l'una all'altra,
formavamo quella città così vicina a Pellestrina
eppure così lontana da mettermi soggezione. La barca partì sotto la
pioggia e l'onda invase la strada e la calle dei miei giochi infantili.
Quella piccola casa e la sua vigna, quattro giorni dopo rischiarono di
diventare solo un ricordo. Vivemmo il 4 Novembre nella grande casa
veneziana, con l'acqua che arrivava al terzo gradino della scala
interna, tra stanze sconosciute ed estranee, con tanti mobili ancora da
montare, tra candele e il silenzio interrotto dal pianto di mia
sorella, allora di due anni. Mangiammo freddo come fredde erano le
stanze e umide. Ogni tanto scendevo la scala per vedere l'acqua ed era
sempre allo stesso livello. Qualche voce dalle finestre vicine, qualche
"ohe, gente!!" detto piano da qualcuno che passava con addosso quello
strano indumento composto da stivali e pantaloni con bretelle che
vedevo usare dai pescatori. Mi fece impressione vederlo indossare in
città e allo stesso tempo pensai che non me ne ero andata poi così
lontano dalla mia isola. Dalla finestra della soffitta si vedeva oltre
i tetti solo acqua e pioggia. Tornai a Pellestrina
qualche giorno dopo. Abbandonata e ferita, giaceva stremata come dopo
una dura battaglia. Dalle brecce il mare aveva invaso la laguna, gli
orti erano spariti. Nella nostra piccola casa il segno nero dell'acqua
era a un metro e mezzo dal pavimento. C'era fango dappertutto che una
splendido sole induriva. Sul "monton" era rimasto solo il camminamento
in pietra d'istria e le "tane" era state sparpagliate dalla furia del
mare come bastoncini di legno. Del "murazzo" il mare s'era portato via
quel poco che c'era grazie all'incuria dell'uomo. Tante persone a me
vicine in quei giorni non ci sono più e nella grande casa di Venezia ci
vive solo mia madre. Ma la piccola casa di Pellestrina
, il suo albero, il "finale" per andare "da monte a marina" come diceva
mio padre, è sempre lì ed è il piccolo regno di una famiglia felice.
Rinata a nuova vita, avrà sempre tra le pietre la parte più felice
della mia.

Iva Scarpa Bolla

Mestre

giovedì 2 novembre 2006

Un gruppo di genitori lancia una petizione per ridurre le aiuole davanti alla scuola Zendrini

Mercoledì, 1 Novembre 2006

Una raccolta di firme per
chiedere la rimozione o la riduzione delle due grandi aiuole
posizionate di fronte alla scuola materna ed elementare Zendrini di Pellestrina .

La
petizione, che sarà inviata al presidente della municipalità
dell'estuario, Gianni Gusso, è stata avviata alcuni genitori che
motivano la richiesta adducendo problemi di circolazione e parcheggio
nell'accompagnare e nel riprendere i loro figli dalla scuola.

Effettivamente,
le due zone verdi, costruite oltre quindici anni fa, avrebbero potuto,
con degli investimenti e la piantumazione di alberi adatti, divenire
dei luoghi di fermata e ristoro, sia per i residenti che per i numerosi
turisti che, per circa sei mesi all'anno, arrivano in isola con le
biciclette.

Nulla
di tutto questo è stato fatto, anche se esistono vecchi progetti a tal
riguardo. Fatto sta che oggi queste due aiuole, pur curate nello
sfalcio dell'erba, sono diventate aree per i cani o utilizzate
addirittura come piccole discariche.

Il
paradosso di questa situazione è che, saputo della petizione, un altro
gruppo di genitori si è mobilitato dicendosi contrario all'eliminazione
delle aiuole.

Che
si farà? Sia nella Variante al Piano Regolatore, che nel Piano del
Traffico, concepiti dallo scorso Consiglio di Quartiere e portati
avanti ora dalla Municipalità, è prevista la riduzione delle due aree
con la costruzione, però, di parcheggi. E questo stride con le
richieste della petizione quanto meno nella strada lato mare. Un
progetto oculato che tende appunto a mettere in sicurezza tutta la zona
e pensato per tutti i bambini. Gli interventi saranno realizzati
presumibilmente da Insula durante lo stralcio di lavori per l'impianto
fognario relativi alla zona.

Annalisa Busetto