Pellestrina “ostaggio” degli affitti turistici: contratti transitori anche per i residenti che altrimenti non trovano alloggio
Tre sfratti al giorno eseguiti, 8 richieste
di esecuzione giornaliere con la forza pubblica, poco meno di tremila
all’anno. Sono i dati drammatici, largamente approssimati per difetto -
perché come inquilini sotto sfratto rinunciano a resistere fino
all’arrivo della forza pubblica e se ne vanno prima dal loro alloggio -
snocciolati ieri dal segretario provinciale dell’Unione Inquilini
Matelda Bottoni. L’occasione era la presentazione della sessione del
Tribunale Internazionale degli Sfratti che quest’anno si terrà a
Venezia, legando al turismo il problema dell’emergenza abitativa (ne
riferiamo a parte). Ma il quadro della situazione attuale per quanto
riguarda l’emergenza abitativa nel Comune di Venezia fatto ieri dal
segretario dell’Unione Inquilini è tanto grave quanto sorprendente.
Pellestrina “ostaggio” degli alloggi turistici.
«Ci sono isole come Pellestrina» ha spiegato Bottoni «che sono ormai in
mano solo alle affittanze turistiche. Non si trova più un alloggio
disponibile per i residenti se non lo si ha già di proprietà. Ci sono
pellestrinotti “costretti” a sottoscrivere contratti d’affitto
transitorio - dovendo così lasciare l’alloggio ai turisti nei mesi
estivi, più lucrosi - pur di avere un tetto sulla testa e continuare a
vivere sull’isola. O addirittura contratti in nero. E non possono
neanche rientrare nelle graduatorie per gli alloggi comunali, perché il
Comune non li prende in considerazione sostenendo che hanno già un
alloggio, sia pure con l’affitto transitorio. Una situazione
incredibile».
La famiglia che “gira” tra alloggi turistici. «Abbiamo
a Venezia la situazione di una famiglia che è costretta a “girare”
settimanalmente da un alloggio turistico all’altro» spiega ancora
Bottoni «perché non può permettersi una casa di proprietà o un affitto
stabile ai prezzi attuali. Così vive in una situazione di estrema
precarietà. A Mestre abbiamo invece ad esempio il caso di una famiglia
di 7 persone che vive in 45 metri quadrati, con i letti in corridoio,
perché una coppia con tre figli è stata sfrattata ed è stata costretta
ad andare a vivere con i nonni».
Gli sfratti per morosità dell’Ater. Sotto
accusa anche il comportamento dell’Ater. «Nonostante abbia circa mille
alloggi vuoti che non utilizza» spiega ancora il segretario dell’Unione
Inquilini «l’Ater continua a sfrattare per morosità i suoi inquilini a
cui spesso pratica contratti di 4 anni più 4 anni e non a canone
sociale. Alla Giudecca sfratta una ragazza separata con figli perché non
ritiene il pagamento degli alimenti da parte del coniuge una garanzia
economica sufficiente. I casi di morosità incolpevole dedicate a casi di
mamme separate con bambini stanno diventando una vera e propria
emergenza sociale, crescendo esponenzialmente. E le persone sole
risultano le più penalizzate dal punto di vista delle graduatorie per
alloggi. Contemporaneamente non vengono più emessi bandi per alloggi di
Edilizia residenziale pubblica nel Comune di Venezia, l’ultimo risale al
2010 e la disponibilità di alloggi comunali per le emergenze abitative è
ridotta al minimo».
Il rischio dei nuovi patti territoriali. Un
altro rischio che si profila è quello dei nuovi patti territoriali che
dovrebbero essere sottoscritti tra i sindacati degli inquilini e dei
proprietari per la disponibilità di affitti, che però potrebbero
crescere esponenzialmente come canoni.
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