Tre anni fa una nube tossica investì l’isola di Pellestrina, sotto accusa i vertici dell’azienda
Il giudice Liguori ha disposto nuove analisi per chiarire le cause dell’incidente
Serve un’altra perizia per chiarire, anche con l’aiuto di una serie di analisi al microscopio, se ci sono state responsabilità nella rottura del tubo che il 3 luglio del 2007 provocò un incendio alla Polimeri Europa di Porto Marghera, con il conseguente sprigionarsi di una nube tossica che investì in pieno Pellestrina. Lo ha deciso il giudice per l’udienza preliminare di Venezia, Antonio Liguori, davanti a cui si sta celebrando il processo a carico di sei dirigenti della Polimeri Europa accusati, a vario titolo, di disastro colposo dal pubblico ministero Lucia D’Alessandro.
Per ieri era fissato un confronto tra i periti di accusa e difesa - gli ingegneri Palombarini e Roberti, due cattedratici esperti in metallurgia - che doveva essere decisivo. In realtà, a fronte di una serie di contrasti molto tecnici tra i due professori, che sulla carta potrebbero essere risolti con nuove analisi, il gup ha disposto quest’ulteriore approfondimento. Un terzo perito, che a questo punto sarà scelto dallo stesso giudice, dovrà analizzare la tubazione, con le sue striature, per stabilire se la rottura è legata a una cattiva manutenzione recente, di cui sarebbe responsabile l’azienda, come sostiene l’accusa, oppure dipende da un lento processo di cedimento, durato decenni, per cui non ci sarebbero responsabilità, come ribatte la difesa.
L’incarico al nuovo perito sarà affidato il prossimo 11 febbraio. E i tempi del processo, inevitabilmente, si allungano. Il perito si prenderà un paio di mesi per il suo lavoro, poi ci sarà la discussione. Nel procedimento, come parti civili, si sono costituiti anche il ministero dell’Ambiente, il Comune e il Wwf. I sei imputati inizialmente erano stati accusati solo di incendio colposo. É stato all’inizio dell’udienza preliminare che gli è stata contestato il reato più grave di disastro colposo, sulla scorta dei dati registrati dalla centralina dell’aria di Pellestrina.
Per ieri era fissato un confronto tra i periti di accusa e difesa - gli ingegneri Palombarini e Roberti, due cattedratici esperti in metallurgia - che doveva essere decisivo. In realtà, a fronte di una serie di contrasti molto tecnici tra i due professori, che sulla carta potrebbero essere risolti con nuove analisi, il gup ha disposto quest’ulteriore approfondimento. Un terzo perito, che a questo punto sarà scelto dallo stesso giudice, dovrà analizzare la tubazione, con le sue striature, per stabilire se la rottura è legata a una cattiva manutenzione recente, di cui sarebbe responsabile l’azienda, come sostiene l’accusa, oppure dipende da un lento processo di cedimento, durato decenni, per cui non ci sarebbero responsabilità, come ribatte la difesa.
L’incarico al nuovo perito sarà affidato il prossimo 11 febbraio. E i tempi del processo, inevitabilmente, si allungano. Il perito si prenderà un paio di mesi per il suo lavoro, poi ci sarà la discussione. Nel procedimento, come parti civili, si sono costituiti anche il ministero dell’Ambiente, il Comune e il Wwf. I sei imputati inizialmente erano stati accusati solo di incendio colposo. É stato all’inizio dell’udienza preliminare che gli è stata contestato il reato più grave di disastro colposo, sulla scorta dei dati registrati dalla centralina dell’aria di Pellestrina.
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