Il legale che cura gli interessi di alcuni creditori dei cantieri De Poli, che ancora non hanno visto un euro e temono di non vedere più un soldo nonostante le considerevoli cifre che avanzano, ha inviato una lettera al giudice Rita Rigoni e al commissario giudiziale: chiede che venga avviata un’azione di responsabilità contro la famiglia De Poli o che si vada al fallimento.
L’avvocato veronese Giampaolo Mignolli, prima di giungere alle sue considerazioni critiche finali, affronta la questione dei conti. Ricorda che nel bilancio del cantiere chiuso nel 2007 e sottoscritto dalla famiglia De Poli si leggeva che le tre navi in costruzione valevano oltre 41 milioni di euro. Ma la valutazione del perito nominato dal Tribunale, Giampietro Zucchetta, è inferiore di ben quattromila euro. Alla fine, comunque, sono state vendute ai norvegesi della «Utkilen» per 15 milioni di euro, meno della metà del previsto. Lo stesso per quanto riguarda il cantiere, che l’Actv ha acquisito per 12 milioni e 300 mila euro. La prima considerazione del legale è che c’è stata con tutta evidenza una sopravvalutazione da parte dei vecchi anmministratori del cantiere di Pellestrina, valutazione che avrebbe fuorviato quelle sulla solvibilità e sulla capacità economica dell’azienda, inducendo allora le banche a concedere ulteriori crediti ai De Poli. Stando all’avvocato veronese, sarebbe stato violato l’articolo 2621 del codice civile, quello che punisce le false comunicazioni ai soci.
E ancora: l’avvocato Mignolli ricorda che nella proposta di concordato preventivo avanzata dallo studio legale dei De Poli si sosteneva che dalla vendita del cantiere si potevano incassare da un minimo di 44 milioni di euro a un massimo di 62 milioni. In realtà, facendo l’addizione tra l’incasso per le navi e quello per il cantiere, il commissario giudiziale Emilio Borella ha portato in cassa 27 milioni e 300 mila euro. Una somma di molto inferiore a quanto preventivato e, stando all’avvocato, tale da rendere difficile qualsiasi soddisfacimento, seppur parziale, delle aspettative dei creditori chirografari, cioè di decine di piccoli cantieri, artigiani e fornitori che non siano banche o dipendenti.
I piccoli creditori, insomma, dopo aver fatto i conti temono di rimanere esclusi dalla divisione finale dei soldi, visto che sono meno della metà di quello che inizialmente e ottimisticamente era previsto. E molti loro rischiano addirittura la chiusura e lo stesso fallimento. E l’avvocato Mignolli sostiene che la realtà è ben diversa dalle ipotesi di realizzo contenute nella domanda di concordato preventivo dei De Poli e sulla base delle quali è stato poi concesso. per tutto questo il legale chiede che venga avviato l’azione di responsabilità nei confronti degli imprenditori di Pellestrina, che ora hanno fondato una società di navigazione in Olanda (la De Poli Tankers), o che si vada al fallimento.
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