Raccolta di firme a Santa Maria Elisabetta contro la chiusura della
struttura Rischiano il trasferimento 400 lavoratori residenti a
Pellestrina, Lido e Chioggia
Continua la protesta dei cittadini per
difendere il San Camillo, i suoi 400 dipendenti e i servizi sanitari
annessi, destinati alla popolazione. Hli abitanti del Lido non mollano.
Ieri mattina in piazzale Santa Maria Elisabetta è stato organizzato un
secondo presidio, a due settimane dal precedente, protagonisti gli
attivisti del “Movimento per la difesa della salute pubblica veneziana”.
Un migliaio i volantini distribuiti ai passanti, con cartelli, gazebo e
megafoni per spiegare la situazione della struttura ospedaliera degli
Alberoni. Dopo la chiusura dell’Ospedale al Mare i lidensi non vogliono
rischiare di perdere anche il San Camillo, e così in tanti si stanno
schierando al fianco dei sindacati per cercare di evitare il peggio,
cioè la chiusura e lo spostamento delle attività e del personale in
terraferma, con possibilità addirittura di rivederlo attivato a Noale.
«Abbiamo
fatto sensibilizzazione e informazione tra la gente» dice Salvatore
Lihard dal Movimento per la difesa della salute pubblica veneziana
«Tante persone si sono dette disposte a firmare una petizione, ma
vogliamo prima aspettare di vedere cosa accadrà la prossima settimana,
se ci saranno dei passi avanti nelle trattative. Il nostro timore è che
questa partita possa essere molto lunga, e che ancora tutte le ipotesi
non siano state ben spiegate. Da qui l’impegno in piazza per avvicinare
la gente e dialogare per la difesa del San Camillo».
La maggior parte
di dipendenti sono residenti al Lido, Pellestrina e Chioggia. Una
chiusura della struttura degli Alberoni significherebbe mettere
in crisi decine di famiglie. Da qui anche l’impegno dei sindacati per
tutelare lavoratori con grandissime professionalità ed esperienze, in
una struttura di eccellenza nella quale giungono pazienti da tutta
Italia e non solo. Una battaglia che non sarà facile.
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