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venerdì 5 agosto 2016
Alla Madonna chiediamo di prestare aiuto ai suoi figli in pericolo
«Alla Madonna chiediamo, come sempre, di prestare aiuto ai suoi figli in
pericolo. In questa fase storica, l'aiuto è impedire che le tensioni
internazionali, il terrorismo, gli interessi di qualcuno facciano
scoppiare davvero una guerra di religione». Non sembrava facile, neppure
per il segretario di Stato vaticano, Pietro Parolin, far sì che la
celebrazione per i 300 anni dell'Apparizione della Madonna a
Pellestrina, diventasse un messaggio di pace e di pacificazione tra le
religioni. La tradizione vuole, infatti, che la Madonna, con il
messaggio lasciato al giovane Natalino Scarpa, il 4 agosto del 1716,
abbia voluto favorire il prevalere dell'esercito veneziano sui turchi in
due importanti battaglie, a Petervaradino, nell'attuale Serbia, e a
Corfù. Insomma, una festa che ricorda le vittorie della Cristianità
contro l'Islam non sembrava la più adatta a lanciare ponti tra le due
culture. Ma, dice monsignor Parolin, «oggi le circostanze storiche sono
cambiate. Come dice papa Francesco, la religione non è parte del
problema, ma è parte della soluzione. La festa ha proprio questo
significato: chiedere l'intervento di Maria per superare tutte le paure,
tutte le diffidenze e favorire la riconciliazione tra le due culture».
Non è, quindi, in atto una guerra di religione, ma si vuole evitare che
qualcuno la provochi. «Si vuole evitare» aggiunge Parolin «questo
pericolo, attraverso il dialogo inter-religioso, perché nel loro
nocciolo, tutte le religioni hanno l'immagine di Dio, amico degli
uomini, che vuole la pace e una convivenza giusta e solidale». Eppure
alcuni sacerdoti si sono espressi, anche pubblicamente, contestando la
"linea" del Papa, ritenendola troppo "buonista" e rivendicando un certo
"orgoglio" cristiano. «È un segno di libertà che nella Chiesa ci sia
anche chi esprime queste opinioni, ma non credo che sia questione di
orgoglio. Dobbiamo ritrovare la nostra identità, dobbiamo avere una
identità forte, perché è solo da una identità forte che si può dialogare
in maniera efficace con gli altri. Se io non so chi sono, se ho perduto
i miei punti di riferimento, che cosa posso dire agli altri? Nulla. In
questo senso possiamo recuperare quanto di positivo c'è in queste
critiche, ovvero il recupero della nostra identità cristiana
dialogante».
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