Individuate le zone a rischio: è emergenza vera a Pellestrina,
Cortellazzo e il delta del Po. Ma ancora non ci sono rimedi in programma
Ogni mareggiata si porta via migliaia di tonnellate di sabiba delle spiagge venete. Il problema dell'erosione del litorale è
denunciato da anni e ben noto: ora la Regione Veneto cerca di porvi
riparo, con una ricerca che fotografa la situazione, stabilisce le
urgenze, anche se ancora non c'è un cronoprogramma di intervento da
parte di palazzo Balbi.
Nell'ambito dei lavori della commissione Ambiente del Consiglio regionale è stato presentato - giovedì mattina - lo studio che l’Università dell’Università di Padova ha predisposto, su richiesta della Regione, per capire le criticità in atto e le possibili soluzioni per la difesa del litorale veneto.
“Un studio molto dettagliato sui fenomeni di subsidenza ed erosione", precisa l’assessore all’ambiente Gianpaolo Bottacin,
che lo ha promosso, "che ora è pronto per essere attuato su tutti i 160
chilometri della costa veneta. Ovviamente i costi sono impegnativi, ma
contiamo sull’impegno pubblicamente preso a Bibione pochi giorni fa dal
Ministro dell’Ambiente Galletti, il quale ha detto che finanzierà
iniziative progettuali serie per la tutela della costa. La nostra
proposta, fuori dubbio, lo è”.
“Il patrimonio ambientale veneto è immenso,
con lagune, spiagge e litorali straordinari per varietà degli
ecosistemi e per la bellezza del paesaggio, è nostro dovere
salvaguardarlo - continua l’assessore Bottacin - e lo faremo anche per
tenere sempre a pieno ritmo l’altra macchina fondamentale per il nostro
territorio che è il turismo”.
Lo studio ha suddiviso la costa veneta in venti celle per
ciascuna delle quali è stato valutato il recente trend evolutivo e sono
state evidenziate le criticità fornendo un quadro generale
basato su misure, rilievi e calcoli omogenei per tutta la regione, utile
ad una strategia unitaria di pianificazione degli interventi da
effettuare. Nella prima parte dello studio sono stati analizzati
il moto ondoso, la subsidenza, il trasporto solido litoraneo e
fluviale, il rischio di allagamento costiero e le modifiche dovute ai
cambiamenti climatici.
La seconda parte invece è dedicata agli interventi di difesa e al piano di gestione di durata decennale. Le zone di maggiore criticità su cui si dovrebbe intervenire prioritariamente sono il tratto costiero di Cortellazzo, Pellestrina e nel delta del Po la zona antistante la Sacca di Scardovari. I
costi per l’attuazione di questo ambizioso programma sono di 51milioni
di euro per gli interventi di ripristino e di 9 milioni annui per le
manutenzioni.
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