La famiglia un tempo proprietaria dello storico cantiere ha acquisito in
Cina quattro navi per trasportare prodotti chimici. In Italia ha
rischiato il fallimento
Nel giro di pochi giorni la«De Poli Tankers bv», la società di
navigazione con sede in Olanda che fa capo alla famiglia di Pellestrina
un tempo proprietaria del cantiere ora acquisito dall’Actv, ha
acquistato altre quattro navi chimichiere, le prime due da 19 mila
tonnellate, altre due in opzione, spendendo naturalmente decine di
milioni di euro. A rivelarlo è la rivista specializzata «Trade Winds»,
che tra l’altro pubblica la foto dell’anziano Davino De Poli premiato il
22 novembre scorso a Londra dal dirigente del cantiere cinese al quale
sono state ordinate le quattro navi. Due anni fa, un’altra rivista
specializzata, aveva rivelato che la stessa società di cui è
amministratore delegato Chiara De Poli, figlia di Davino, aveva
aquistato l’ennesima chimichiera per 15 milioni di dollari, una nave che
originariamente si chiamava «Clipper Carobe» e che poi era stata
ribattezzata «Davino D.» con il nome del «patriarca» della famiglia di
armatori.
Ancora una volta i De Poli dimostrano di avere capitali
da investire nella loro società olandese, mentre in Italia avevano
dichiarato di non avere un euro, tanto da aver scelto la strada del
concordato preventivo in modo da scaricare i loro errori e la gestione
fallimentare del cantiere sui creditori. Se le banche sono riuscite a
recuperare almeno una parte dei crediti e la maggior parte dei
dipendenti sono passati all’Actv, il nuovo proprietario degli impianti
di Pellestrina, grazie all’attività del commissario Emilio Borella
nominato dal Tribunale (oltre a vendere l’azienda ha messo all’asta
anche le tre navi che erano in cantiere), molti artigiani e numerose
piccole imprese non hanno ancora visto un soldo. Tra loro più di
qualcuno ha dovuto chiudere i battenti e sospendere l’attività perché
impossibilitato a pagare i dipendenti e i fornitori a causa del mancato
pagamento dei lavori effettuati per i De Poli.
Prima di chiedere e
ottenere il concordato preventivo dal Tribunale i De Poli non hanno
pagato stipendi e Tfr ai dipendenti, che per avere quei soldi che
spettavano loro hanno dovuto attendere più di un anno. Stando ai conti,
il passivo del cantiere era di ben 136 milioni di euro e, alla fine,
solo una piccola parte di quel debito è stata coperta. Quando lo storico
cantiere dell’isola stava rischiando il fallimento, due potevano essere
le strade percorribili per evitarlo, quella che i componenti della
famiglia mettessero a disposizione le loro proprietà immobiliari e i
loro conti in banca oppure il concordato preventivo. È stata scelta la
seconda perché i De Poli sostennero di non avere un euro, mentre nel
giro di pochi anni con la società olandese hanno messo in piedi una
flotta di più di una decina di navi.
Giorgio Cecchetti
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