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martedì 12 marzo 2013
Pesca, fumata grigia Il sindaco chiede l’abolizione del Gral
Fino a qualche anno fa lo chiamavano «l’oro della laguna». Molluschi
bivalvi molto richiesti e soprattutto presenti in massa nei fondali
lagunari. Il tapes philipinarum, specie importata di vongole veraci
aveva presto soppiantato la specie autoctona, la Tapes Decussatus.
Guadagni facili, in certi casi, ricchezza improvvisa, con qualche danno
alla laguna provocato da mezzi non adatti e pescatori senza regole.
Adesso la ricchezza non c’è più. E tutto torna in discussione. Abolire il Gral e ampliare le aree di
pesca in laguna. E’ la proposta avanzata ieri dalle cooperative dei
pescatori di Pellestrina e Burano, al termine di un lungo incontro in
commissione consiliare, alla presenza del sindaco Giorgio Orsoni e
dell’assessore provinciale alla pesca Fabrizio Zulian. Richiesta
appoggiata dal sindaco, che si è espresso a favore di una
«semplificazione dell’iter burocratico per rilanciare l’attività di
pesca». Seduta durata più di tre ore, toni molto accesi. Domenico
Gorin, presidente della cooperativa Piccola Pesca e Luigi Vidal per
i pescatori di Burano hanno illustrato la drammatica situazione in cui
versa il settore della pesca lagunare. Calo di fatturato, molluschi
semore più rari, aree vietate, costi ormai insostenibili. Famiglie in
crisi. «perché non si esce più, facciamo la fame», denunciano i
pescatori. le emergenze sono tante. A cominciare da quella ambientale.
La misteriosa morìa di vongole registrata due anni fa nell’area di
Chioggia si è estesa anche ad altre zone della laguna. Perfino in
mare sono sempre più rare le vongole di mare, le pregiate bevarasse in
calo anche la quantità di pesce tipico lagunare, come i go, i
bisati, i passerini. «Siamo stanchi delle promesse», hanno detto i
presidenti Gorin e Vidal, «ci siamo trovati qui in novembre e in
quattro mesi non è successo nulla». «I pescatori hanno ragione», ha
detto il sindaco Orsoni, «il Comune farà la sua parte, anche se non ha
la competenza di governo delle sue acque. Mi pare che il Gral, la
struttura di gestione delle aree demaniali che dipende dalla Provincia,
non abbia portato quella semplificazione che ci si aspettava.
Dunque bisogna ridiscutere, affidando direttamente al Magistrato
alle Acque la gestione delle aree e la gestione della pesca». Un’accusa
ribadita dai pescatori quella che il Gral abbia in questi anni
aumentato i costi, senza peraltro garantire controlli e sviluppo
dell’attività di pesca. «Al Gral le aree costano 36 euro», spiega
il consigliere comunale della lista civica (ex Pdl) Alessandro Scarpa
«Marta», «e le mette a disposizione per 360 euro, dieci volte
tanto. E’ un assurdo, e i pescatori non ce la fanno più». La
prossima settimana nuovo incontro, anche alla presenza del presidente
del Magistrato alle Acque Ciriaco D’Alessio, ieri rappresentato da
un suo dirigente. «Speriamo ci siano soluzioni concrete, occasioni di
lavoro», dicono i pescatori. Che annunciano manifestazioni
clamorose se ancora una volta non ci saranno decisioni concrete in
difesa della pesca. «La crisi colpisce duro, ed è ora di fare
qualcosa», hanno detto i pescatori.
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